Comunicazioni

LA NUOVA IDENTITA' DELLE PARROCCHIE UN TESORO PER TUTTI...di Mons. F. Bacco

Siamo grati alla Congregazione per il Clero per il nuovo Documento-Istruzione sulla identità della parrocchia oggi e sulla missione che è chiamata a compiere, nella piena consapevolezza che questo nostro mondo “cambia” con una certa velocità, come già ci ricordava la Nota Pastorale della CEI del 2004 (“Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”). Non è possibile riassumere un documento così articolato nei limiti di un intervento, ma semplicemente intendiamo offrire una chiave di lettura che permetta di cogliere l’attualità delle indicazioni che ci vengono date e la perfetta sintonia con il profetico magistero di Papa Francesco sulla “nuova evangelizzazione”. Una delle definizioni più belle e significative di “parrocchia”, offertaci dal testo, è quella di “casa tra le case” (II, n. 7): la parrocchia è una “casa” che vive tra le “case” della città. Infatti, la parola “parrocchia”, dal latino paroecia, dal greco paroikìa, significa proprio ‘abitare presso’, accanto, vicino. Quindi la parrocchia, e di conseguenza la comunità parrocchiale, non può essere una realtà distante, lontana da quella che è la vita della città e dei suoi quartieri. Al contrario, usando un’altra bella definizione cara a Giovanni XXIII, che integra quella più recente, la parrocchia ha la stessa importanza che ha la “fontana del villaggio”: disseta, dà ristoro, è luogo d’incontro...(continua a leggere)

Ma, al di là di queste due bellissime immagini, tra le tante che sono state usate nel tempo, l’Istruzione racchiude nel titolo stesso il percorso che si intende proporre alle comunità parrocchiali, in maniera molto concreta, affinchè conservino la loro efficacia pastorale e la loro missione oggi: “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”! “Conversione pastorale”, innanzitutto! Dove “conversione”, termine a noi molto caro (la stessa vita cristiana è un cammino permanente di conversione), significa cambiare completamente direzione, “cum-vergere”. E’ necessario che le parrocchie, con la proposta pastorale che propongono, cambino direzione. Oggi, la visione piuttosto diffusa di parrocchia troppo “istituzionale” e gerarchizzata, va strutturandosi, complice ultimamente anche il lockdown, in una realtà piuttosto “virtualizzata”, e con essa anche tutta la vita cristiana, con il forte rischio di immergersi in un mondo alieno, costruito a propria immagine, in cui ognuno è presente a proprio uso e consumo. All’idea che la parrocchia e la Chiesa siano delle istituzioni che si identificano nel clero e in coloro che le rappresentano, si è aggiunta quella di una organizzazione indefinita, distante, più nominale e teorica che concreta, la quale gestisce servizi, immagine per certi versi riconducente ai valori del passato, dai quali, contraddittoriamente, non ci si sente direttamente e personalmente coinvolti. Ovviamente, non intendiamo generalizzare, ne ignorare le tante comunità parrocchiali presenti anche sul nostro territorio e che sono un vero punto di riferimento, sia per la crescita morale e spirituale, individuale e collettiva, sia per l’impegno nel testimoniare la carità e l’attenzione agli ultimi e alle fasce sociali più fragili. A nessuno sfuggono le difficoltà che incontrano le nostre comunità nel cercare di coinvolgere le famiglie e i giovani in un percorso di fede e di impegno, che favorisca un cammino di formazione alla responsabilità e alla condivisione. L’Istruzione della Congregazione invita le comunità parrocchiali ad una “conversione pastorale in senso missionario”, “ad uscire da sè stessa” perché si orientino verso “uno stile di comunione e di collaborazione, di incontro e vicinanza, di misericordia e di sollecitudine per l’annuncio del Vangelo” (cfr. n. 2). E, citando Papa Francesco, augura una “santa inquietudine” nei confronti di tanti fratelli che vivono senza la “consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo e senza una comunità di fede che accolga”, più che “rinchiuderci nelle strutture che ci danno protezione, nelle norme che ci rendono giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata di Gesù Cristo”.
Il Documento propone indicazioni concrete: in primo luogo, viene sottolineata la figura del parroco come “pastore proprio” della comunità: non una funzione, ma una vera e propria missione. Egli è al servizio di tutti, non il contrario, per cui deve seguire con spirito di umiltà e di grande generosità le persone che gli sono state affidate, mostrando vicinanza e condivisione.
Si occupa del compito dei laici all’interno delle comunità parrocchiali e delinea la loro partecipazione all’azione evangelizzatrice della Chiesa: “a loro si richiede un impegno generoso per una testimonianza di vita conforme al Vangelo e a servizio della comunità parrocchiale”. Anche gli organismi parrocchiali di corresponsabilità, come il Consiglio Pastorale Parrocchiale, o quello che si occupa degli aspetti economici della vita della parrocchia, sono importanti per far crescere una “cultura della corresponsabilità”. Tutto dunque è finalizzato alla riscoperta della comunità parrocchiale come soggetto dell’evangelizzazione e quindi corresponsabile e pienamente partecipe della missione della Chiesa. Sarebbe un bene se il Documento, come ha auspicato mons. Mansi, fosse diffuso, letto, commentato e meditato nelle comunità parrocchiali.


Mons. Felice Bacco
Parroco della Cattedrale di San Sabino
direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Andria