La parte antica della Basilica dei SS. Giovanni e Paolo fu edificata nella seconda metà del VI secolo d.C., probabilmente come ultimo edificio religioso tra quelli progettati dal Vescovo Sabino. La sua struttura originaria, si compone di una pianta a croce latina con tre navate e una sola grande abside di fondo.
La copertura - seppur in alcune parti rimaneggiata nel XVII secolo - è ancora quella originale e si annovera tra le più innovative e slanciate: 5 cupole extradossate, di cui 3 nella navata centrale e due nei bracci del transetto, la cui più alta è collocata all'inizio dell'edificio medievale, a ridosso dell'antica facciata. Le cupole sono ariose e fantasiose nel loro armonioso aggettarsi all'interno dell'edificio, mentre le cupole sono contenute esternamente da murature in opera mista di tufo e laterizio (modulo 3 tufi sovrapposti e 2 laterizi); internamente, gli archi che sostengono le cupole, sono parzialmente sostenuti da mensole marmoree, inserite nella muratura e da colonne di spoglio, provenienti da antichi edifici della Canusium romana.
In maniera specifica, seguendo la prassi che vedeva il Vescovo come amministratore della città, in quel periodo di forzate demolizioni degli edifici religiosi pagani, non è assolutamente insolito che la Basilica dei SS. Giovanni e Paolo si componesse, quasi interamente, di elementi decorativi di spoglio, ben armonizzati sia nella selezione che nella posa.
Di eccezionale pregio, sono le 6 colonne di marmo verde della Tessaglia, provenienti dal tempio esastilo di Giove, costruito dall'Imperatore Antonino Pio nel II secolo d.C. e qui collocate in modo da identificare lo spazio della navata centrale e del presbiterio.
La struttura si completa nella parte alta da corti finestroni e nella parte inferiore da 6 arcatelle per campata, che mettono in comunicazione la navata centrale con le due lavate laterali. Un saggio nella navata destra, ha evidenziato che le arcate erano realizzate in laterizi, con modulo di 5 cm di spessore.
L'originaria fabbrica, possedeva in esterna un porticato che aveva, verosimilmente, origine nel punto mediano del muro esterno al transetto e proseguiva sino a comporre una specie di piazzale nella parte antistante alla facciata.
La pavimentazione della parte antica è caratterizzata oggi da un rivestimento in lastre di marmo grigio bardiglio, ottenute segando in orizzontale numerose colonne romane di reimpiego. Tuttavia, questa pavimentazione è da datarsi ad epoca normanna, quando la Basilica fu nominata Cappella Palatina e con Bolla Papalina di Pasquale II del 1102, fu dedicata alla memoria del Vescovo Sabino di Canosa.
Esiste in un intradosso di un'arcatella, tra la navata destra e quella centrale, un piccolo frammento di pavimentazione in opera tessellata marmorea policroma, avente una splendida geometria di rombi e ricavata col riutilizzo di marmi romani. Purtroppo, oggi, non abbiamo assolutamente idea della originaria composizione pavimentale, certamente straordinaria e complessa nel suo insieme.
Questa è una gravissima perdita di valori simbolici, di cui tutta l'architettura bizantina canosina è ricchissima, rendendo complessa la lettura ideologica di questo monumento. Tuttavia, possediamo delle straordinarie informazioni, che ci permettono di ipotizzare il suo valore complessivo.
Innanzi tutto la posizione dell'edificio. Oggi come nel VI secolo d.C., la basilica dei SS. Giovanni e Paolo è collocata nel cuore urbano della città antica. All'epoca del Vescovo Sabino, questo luogo era circondato da abitazioni private e da antichi luoghi pubblici (di cui verosimilmente alcuni in rovina), disposti su un ingegnoso sistema a terrazze artificiali, che superavano le caratteristiche geomorfologiche del territorio. Scavi effettuati in svariate fasi e in svariati anni, hanno identificato alcune domus con lunghissima continuità di vita (di cui si ricorda quella di via Montescupolo, la domus della meridiana di via Puglia, le domus intercettate al di sotto del Teatro Comunale Raffaele Lembo in via Piave e quella sotto l'ex Centro Anziani della Villa Comunale), di alcune iscrizioni onorarie (l'iscrizione di Venusio Venusto e di Lucio Annio Rufo) e i resti di una complessa rete stradale che corrisponderebbe in buona parte a quella del XIX secolo. Nei pressi della basilica, si identificarono nel XVIII secolo, i resti dell'acquedotto di Erode Attico con il Ninfeo di II secolo d.C. Infine, l'attuale villa comunale, era anticamente occupata dal foro di epoca alto imperiale, quindi il centro sociale e politico della più grande città romana dell'Apulia.
La basilica sabiniana, sorge occupando un fortissimo dislivello di circa 3 metri dalla pavimentazione stradale esterna originaria. Recenti scavi del 2004-2005, hanno identificato al di sotto della cripta, i resti di una ricca domus romana con lunga continuità di vita e di occupazione. Verosimilmente, la parte più nobile dell'edificio romano, si estenderebbe al di sotto della navata centrale, ma non ancora esplorata.
Questa informazione è decisamente curiosa, anche se non deve lasciare spazio a suggestive ipotesi, che potrebbero identificarla come la domus natale del Vescovo Sabino. Anche se non è escludibile e identificabile come una domus ecclesiae, - considerato l'alto rango della famiglia di Savino - l'unica certezza sta nel fatto che era pienamente nei poteri di un Vescovo nel VI secolo d.C., quello di abilitare ad uso cultuale un edificio, anche privato, o di sacrificare precedenti costruzioni per una nuova destinazione d'uso.
Tuttavia, la basilica dei SS. Giovanni e Paolo presenta una straordinaria posizione simbolica nel quadro topografico della città antica ma anche della nuova città pensata, simbolicamente, da Sabino. L'impianto basilicale, è orientato con ingresso ad ovest, abside ad est, transetto destro a sud e transetto sinistro a nord, acquisendo quasi il ruolo di una vera e propria bussola dei nuovi monumenti sacri e della vicenda sabiniana:
Questa centralità sia urbana che extraurbana, è già di per se un sintomo simbolico di straordinaria eccezione.
A questa simbologia topografica, si aggiunge la perfezione visiva dell'originaria decorazione, di cui ci è rimasta una consistente traccia nella cupola del transetto di destra.
La Cupola del transetto di destra - Quando Dio era concentrico
L'originaria basilica dei SS. Giovanni e Paolo, mutua dall'architettura sacrale d'Oriente sia il motivo costruttivo, che le possibili teorie decorative. Raffronti con la pianta, sono stati fatti in passato con la Basilica di San Giovanni ad Efeso; di fatti, il nucleo centrale della basilica efesina, è quasi identica con quella canosina, anche per quanto riguarda la presenza di un porticato circostante e di cupole svasate, sovrastanti la navata centrale e il transetto.
L'abside di fondo della basilica dei SS. Giovanni e Paolo, recuperata nella sua originaria fattura dai lavori dei primissimi anni del XX secolo, presenta 3 finestre e un coro marmoreo (ricostruzione del XX secolo), verosimilmente confrontandosi con la magnifica basilica di Sant'Irene a Costantinopoli. Alcuni documenti del XIX secolo, ricordano nella Basilica Cattedrale la presenza di un mosaico nel catino dell'abside maggiore, semplicemente occultato, ma non distrutto, nei lavori del XIX secolo. Compaiono, nuovamente in pianta, i canonici numeri del 3-4-5, ampiamente presi in analisi precedentemente e genericamente ricollegabili all'Armonia tra la Terra e il Cielo, tra Dio e l'Uomo. Compare anche il modello dell'Architettura Celeste, nella costituzione di nuclei semplici di 4 colonne su di un piano, sorreggenti 4 archi e una cupola: la Terra sovrastata dal Potere e dall'Amore Universale di Dio.
Rifacendosi a questa straordinaria visione, eccezionale appare il modulo artistico ed architettonico dalla cupola del transetto destro, recentemente riscoperta. Su 4 colonne di reimpiego, 4 grandi archi in laterizio sorreggono un cupola, realizzata in opera mista di tufelli e laterizi, avente 33 giri concentrici sino alla chiave di volta, rappresentata dalla croce bizantina in pietra lavica, posta entro un cerchio.
Ritorna preponderante, nella numerologia simbolica, il 3 e i suoi multipli, tra cui il 33. Sin dal primo cristianesimo, questo numero aveva un significato intrinseco molto complesso, che si ritrova in numerosi passi ed elementi della Religione cristiana:
1. Il 33 è il doppio di 3 ed è ritenuto un Numero Sacro
2. Il 33 è il Mediatore tra il Cielo e la Terra
3. 33 è l'età del Cristo
4. Il Salmo 33 ci rivela che Dio è Tutto in Tutto. La Sua bontà è senza limiti e il giusto ringrazia, ama ed esalta il nome di Dio.
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