ore 18,00 Adorazione della Croce, a seguire Processione dei Misteri
L’azione liturgica del Venerdì Santo è dominata dalla croce che schiude lo spazio al silenzio e alla contemplazione dell’amore con cui Dio ha amato l’uomo tanto da fargli dono del suo Figlio. La contemplazione del mistero di Cristo Gesù che in obbedienza al Padre ha svuotato se stesso, assumendo la condizione di servo, sino alla morte di croce (cf. Fil 2,6-17), ispira alla Chiesa il canto di un antico inno alla Croce, “mistero di morte di gloria…albero fecondo e glorioso…bilancia del grande riscatto” (Inno dei vespri del Sabato Santo), albero della vita e simbolo del mondo nuovo, legno in cui cambia il destino dell’umanità: «Tu fosti l’albero degno di reggere il nostro riscatto,
un porto prepari per noi, come arca di salvezza del mondo,
del mondo cosparso di sangue versato dal Corpo di Cristo». Questo giorno santo, in cui la Chiesa non celebra l’Eucarestia e in cui il suo sguardo si concentra sul legno della croce, è dominato dal silenzio che si fa ascolto adorante. Il Venerdì Santo, infatti, essa celebra l’ora di Gesù, quell’ora sempre preparata, più volte evocata da Gesù nella sua predicazione e nelle sue azioni, nel suo cammino verso Gerusalemme, lì dove adesso porta a compimento l’opera del Padre. Il Venerdì Santo si condensa proprio in quell’ora in cui si realizza il passaggio di Gesù da questo mondo al Padre (cf. Gv 13,1). «L’ora della straziante sofferenza del Figlio di Dio, una sofferenza che, a venti secoli di distanza, continua a commuoverci intimamente e ad interpellarci. Il Figlio di Dio è giunto a quest’ora (cf. Gv 12,27) proprio per donare la vita a vantaggio dei fratelli. È l’ora dell’offerta - l’ora della rivelazione dell’infinito amore» (Giovanni Paolo II). «Quel che perdesti, lui ha trovato; / incontrerai da lui quello che amasti: / eternamente ti sarà legato / ciò che la sua mano ha restituito», scrive Novalis nei suoi Inni alla notte.
È ancora una volta Ravenna a riservarci un’opera nella quale il mistero della redenzione operata da Cristo si annuncia e si rende visibile. Si tratta della decorazione di uno dei sarcofagi custoditi nel Mausoleo di Galla Placidia, e precisamente di quello riservato al figlio che la nobildonna ebbe da Costanzo III, Valentiniano III. È posto nel braccio sinistro dell’edificio e presenta al centro il bassorilievo raffigurante l’Agnello mistico, all’interno di un’elegante edicola dominata dalla presenza della croce che si erge al centro e sul cui asse orizzontale sono poggiate due colombe. Sia l’Agnello che la croce poggiano a loro volta su di una piccola altura che viene identificata con il monte Paradiso. L’Agnello mistico è un chiaro rimando sia al sacrificio della croce sia al compimento escatologico e alla pienezza di tutte le cose. La sua presenza in un sarcofago dice, insieme, il mistero della morte e della vita, della fine e dell’inizio. Dice la salvezza e il suo compimento ultimo. Cristo è l’Agnello di Dio indicato dal Battista, colui che porta su di sé il peccato del mondo (cf. Gv 1,29). È lui il servo sofferente che come un agnello viene condotto al macello (cf. Is 53,7). È lui, infine, che si offre al Padre in “sacrificio di soave odore” e che entra nell’oscurità del sepolcro per liberare l’uomo dalla morte. Per questo Cristo – e con lui-in-lui ogni credente – sa che il Padre suo non lo abbandonerà nel sepolcro, né lascerà che il suo corpo subisca la corruzione, ma gli indicherà il sentiero della vita perché abbia gioia piena nella sua presenza e dolcezza senza fine alla sua destra (cf. Sal 16,10-11). Sotto la croce la Chiesa sta con Maria e pronuncia la preghiera: «Madre di chi non ha madre, sul tuo grembo / posa la testa il dolore universale / e dorme, ebbro della fine della sua fatica»
Il “Santo Legno” della Croce in Canosa. Storica venerazione del Venerdì Santo.
Nel Venerdì Santo, giorno della Crocifissione e Morte di Gesù, a Canosa di Puglia, la Processione dei Misteri, del Cristo Morto e dell’Addolorata si avvia dall’antica Chiesa del Carmelo che ha sede dal sec. XVII presso via dei Carmelitani e Salita Calvario , nella memoria millenaria di fede e di storia dei monaci Carmelitani del I secolo d.C., i quali uscendo dal monastero del Monte Carmelo percorrevano il monte palestinese fino al Santo Sepolcro, posto ai piedi del monte. L'Ordine dei Carmelitani si propagò in tutta l'Europa nel sec. XII. E nell’antica Chiesa del Carmelo.
In molte Chiese della Puglia e di altre Regioni la Processione del Venerdì Santo ha inizio dalla Chiesa del Carmelo.
Nella Chiesa del Carmelo di Canosa, attualmente retta dall’affabile Parroco don Peppino Balice, viene venerato il Santo Legno, portato solennemente in processione sotto il “paliotto” dell’Arciconfraternita. Nella memoria storica delle reliquia, sfogliando le pagine dell’Archivio Storico della Chiesa del Carmine, negli anni scorsi, don Nicola Caputo, attualmente Vice parroco della Cattedrale, ha rinvenuto l’attestato di autenticità del framento di legno, suggellato dal Vescovo di Andria, mons Giuseppe Cosenza nel 1842. Nella cronotassi dei Vescovi, il Vescovo mons. Cosenza resse la Diocesi di Andria dal 1832 al 1850, quando fu nominato Arcivescovo di Capua.
Oggi, nella personale lettura del testo latino, vogliamo porgerlo all’attenzione della Comunità civile e religiosa, porgendo la traduzione dei testi che riportano la specificità della reliquia con il latino manoscritto dal Segretario del Vescovo, mons. Nicola Brudaglio.
Fidem facimus atque testamur nempe particulam Sacrosancte Crucis Dni Nostri Iesu Christi, (in fede attestiamo il pezzetto della Santa Croce del Signore Nostro Gesù Cristo), …
ac reverenter reposuimus in Theca ex argento instar Crucis elaborata (e con deferenza lo abbiamo riposto nella Teca di argento elaborata a forma di Croce).
11 febbraio 1842 - Mons. Giuseppe COSENZA, Vescovo della Diocesi di Andria.
In effetti la teca di argento risulta a forma di Croce (instar Crucis), e l’ostensorio viene offerto al bacio devozionale dei fedeli al termine della processione.
Impregnata da secoli, da generazioni, della fede cristiana, la reliquia del Santo Legno, ha la benedizione del Cristo Morto, evocando una spiritualità autentica e commovente, nel giorno più santo della Storia dell’umanità.
Sulle vie dele radici ignote, sulle vie dell’attestato storico del Vescovo del 1842, sulle vie delle fede, veneriamo il frammento (particulam) della Santa Croce del Signore Nostro Gesù Cristo, venerata in alcune parti nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme in Roma.
Nel segno della Croce
maestro Peppino Di Nunno