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Il Re, il Vescovo e La Città ... 13 giugno in cattedrale

 Il banchetto di re Totila (o San Savino cieco riconosce re Totila)
La tempera su tavola di dimensioni cm. 30 x 41, fu acquisita, in comodato d'uso, dalla collezione del Banco di Napoli ed attesta la "tipologia dei personaggi del Boccati con le caratteristiche fisionomie del naso camuso, degli occhi dai grandi bulbi rotondi infossati, dei volti tondeggianti".
Gli occhi chiusi dalla cecità raffigurano l'episodio tratto dai Dialoghi di S. Gregorio Magno (Libro II, 15) dell'incredulità manifestata da Totila, re dei Goti, circa le presunte qualità profetiche di San Savino. Trovandosi in Puglia il re Totila, invitato a pranza dal Presule, si sostituisce in silenzio al servo nell'offrirgli la coppa del vino, ma San Sabino riconosce l'appartenenza della mano a Totila ed esclama : VIVAT IPSA MANUS (Possa vivere questa mano!). La scena si svolge in un interno, visto in prospettiva, aperto sulla parete di fondo su una luminosa veduta urbana".
L'incontro avvenne intorno al 546 nella residenza episcopale nella vetusta urbs di Canusium e, nella topica agiografica, attesta le capacità politico-diplomatiche del Vescovo Sabino, che svolge la funzione di difensore e di pater urbis della pace e della sicurezza della città durante l'invasione e le distruzioni dei Goti.
Per non lasciare incompleto il dipinto del Boccati, riportiamo la letteratura latina di Gregorio Magno, nel connubio tra pittura e letteratura, per non dimenticare il Latino e le fonti archivistiche, inserendo la locuzione famosa del "vivat ipsa manus" nel contesto letterario.
"Quidam enim religiosi viri Apuliae provinciae partibus cogniti, hoc quod apud multorum notitiam longe lateque percrebuit, de Sabino Canusinae urbis episcopo testari solent, quia idem vir longo jam senio oculorum lumen amiserat, ita ut omnimodo nil videret".
Infatti alcuni uomini pii, noti nelle parti della provincia della Puglia, sono soliti testimoniare riguardo a Sabino Vescovo della città canosina, ciò che presso la conoscenza di molti si diffuse in lungo e in largo, poiché lo stesso uomo nella lunga vecchiaia aveva perso la luce degli occhi, al punto da non vedere nessuna cosa di ogni genere.
"Tunc vir Dei, accipiens calicem, sed tamen ministrum non videns, dixit: "Vivat ipsa manus". De quo verbo rex laetatus erubuit, quia quamvis ipse deprehensus fuisset, in viro tamen Dei quod quaerebat invenit".
Allora l'uomo di Dio, prendendo il calice, ma non vedendo tuttavia il servo, disse: "Possa vivere questa stessa mano!". Il re allietato da quella frase arrossì di vergogna, perché, sebbene egli fosse stato scoperto, trovò tuttavia ciò che cercava nell'uomo di Dio.

La predella fa parte dell'opera "Madonna in trono con Bambino tra i Santi Giovenale, Savino, Agostino e Gerolamo", dipinta dal Boccati nel 1473 e oggi custodita nel Museo di Belle Arti di Budapest.


"L'opera fu realizzata come pala per la Cappella di San Savino nel Duomo di Orvieto e riporta sull'alzata dipinta del gradino in marmo i nomi dei Santi raffigurati": S. IVVENALIS – S. SAVINVS – S. AVGVSTINVS – S. IEROLIMVS.
Il dipinto è una tempera in oro su tavola di dimensioni cm 186,5 (altezza) x 162 (larghezza), dove il Vescovo Savino è il secondo da sinistra, accanto a San Giovenale.
La larghezza (cm. 164 circa corrisponde alle quattro parti della predella, in cui ogni parte è larga cm. 40)
L'artista Boccati realizzò la predella ai piedi della la Madonna con quattro scene di episodi prodigiosi della vita di San Savino, attingendo alla letteratura dei Dialoghi di San Gregorio Magno, eletto Papa nel 590 e deceduto nel 604. (maestro Giuseppe Di Nunno)

 

BOCCATI, Giovanni di Piermatteo detto il. - Pittore. Nacque a Camerino; venuto a Perugia nel 1445 ne ottenne la cittadinanza. La grande tavola della Madonna del Pergolato nella Galleria di Perugia è del 1447, il polittico di Belforte sul Chienti del 1468, la tavola di Budapest (già a Orvieto) del 1473. Il B. subì varî influssi di maestri senesi e dell'Italia centrale, specialmente di Domenico dl Bartolo e di Piero della Francesca, ma ebbe una sua originalità, non grande e profonda ma attraente e festosa. Nella Madonna del Pergolato la debolezza del disegno scompare nel sorriso e nei riccioli biondi dei fanciulli riuniti sui banchi attorno alla Vergine come in una scuola campestre (v. tavola XLIV). Nelle opere posteriori il disegno è più determinato e il colorito più armonioso, così nel polittico di Belforte tutto splendente d'oro, nella Madonna dell'orchestra della Galleria di Perugia, ricca di broccati e marmi multicolori e pervasa da una fresca letizia, e in quella della raccolta di B. Berenson ove le figure sono impregnate di un'atmosfera calda e ridente. È ricordato l'ultima volta in Perugia nel dicembre 1480.