San Sabino, nacque a Canusium, antica e ricca città romana distrettuale della Regio Secunda Apulia et Calabria, da una nobile famiglia romana che si identifica come proveniente dalla Sabina.
Molto poco è noto sulla sua vita, di cui nulla di certo sulle sue origini e su ciò che compì prima del suo vescovato urbano.
Tuttavia, dalle frammentarie note agiografiche, emerge prorompente la notevole importanza di questo personaggio, sia da un punto di vista religioso che politico. La sfera d'importanza entro cui l'Episcopus Savino operò, supera largamente i confini territoriali della natìa Canusium, rientrando di fatto in quei complessi avvenimenti accaduti nel VI secolo d.C., che succedettero alla fine dell'Impero Romano d'Occidente e alla nascita di un Romano Impero Barbarico.
Fonti eccezionali per la conoscenza agiografica di questo personaggio storico oltre che Santo, sono gli Atti del Concilio di Costantinopoli del 536 d.C. e i Dialoghi di San Gregorio Magno; quest'ultima fonte sarà la base documentaria su cui, al principio del IX secolo d.C. (855-860 d.C.), un Anonimo presule e viaggiatore, ne dettò la Vita.
Di quest'ultima fonte più tarda, le varie letture ed interpretazioni ne hanno rivelato un'attenta e scrupolosa veridicità, confermata in larga parte dalle ultime campagne archeologiche di scavo così come dalle numerose scoperte archivistiche e bibliografiche nei vari archivi storici.
Tornando all'opera agiografica, conosciuta come la Vita Sancti Savini, bisogna specificare che se non è nota l'identità della penna che lo produsse, è assolutamente nota la committenza che la richiese: l'Episcopus Pietro de Canusii, successore di San Sabino al soglio episcopale della città di Canosa nel IX secolo d.C. e responsabile della traslazione delle spoglie mortali del Santo dall'originario ed ignoto sepolcro nella Basilica dei SS. Giovanni e Paolo. Questo importante presule canosino, oltre alla fonte preziosa dei Dialoghi di San Gregorio Magno, aveva conosciuto i passi salienti della vita di San Sabino, attraverso le narrazioni che gli anziani sacerdoti si tramandavano oralmente.
Queste basi documentarie, si tradussero – grazie all'Anonimo – nella più antica trattazione sulla vita di San Sabino. L'opera del IX secolo, ci è pervenuta in due codici: il codice della Chiesa di Bari (comunicato ai Bollandisti dal Beatillo) e il codice della Chiesa di Capua, studiato da Silvestro di Aiossa della parrocchia di San Silvestro in Capua (Acta SS Feb. 11,310-331).
Del resto, anche se la documentazione è scarsa e reticente, si può ipotizzare un certo pellegrinaggio alla tomba tra il 688, anno del suo rinvenimento, durante il ducato di Grimoaldo II (687-689), nella chiesa di san Pietro, che era anche cattedrale ("Ad ecclesiam cathedralem, ubi majori populi isthuc confluentis pietate honoraretur, ex ea ecclesia quam Theoderada aedificarat, S. Sabini transtulit corpus"), e la traslazione delle reliquie del santo, poco prima dell'818, dalla cappella eretta da Teodorada "in camera subtus altare beatissimorum Martyrum Johannis et Pauli", che, secondo l'Anonimo, era " Sedem Pontificalem Canusinae urbis", cioè chiesa vescovile e sedem propriam del vescovo Pietro e aveva lo scopo di facilitare l'afflusso dei fedeli alla tomba.
Alcuni momenti
* alcune delle foto sono state reperite sul web e riportano la firma dell'autore dello scatto, che lasciamo integrali per i riconoscimenti dovuti allo stesso.