Ho già avuto modo di scrivere anche su questo giornale che la Bellezza, in ogni sua manifestazione, da quelle che ci dona la natura alle diverse espressioni culturali e a quelle della sfera etica, ci rende migliori e ci avvicina al mistero di Dio. Ne scaturisce una riflessione sul valore educativo della bellezza e, quindi sulla necessità di curare, come educatori, la formazione al bello, a riconoscere semplicemente che il brutto ci rende brutti, così come la bellezza ci orienta verso la nostra piena realizzazione umana.
Nella tradizione della Chiesa, penso soprattutto a sant’Agostino e a san Tommaso, una delle vie privilegiate per arrivare a Dio è proprio la “via pulchritudinis ”. Per questa ragione la Chiesa è da sempre impegnata ad evangelizzare anche attraverso la bellezza dell’arte: i nostri musei sono dei veri e propri scrigni che custodiscono capolavori di inestimabile bellezza, legati alla storia, alla tradizione e alla cultura delle genti toccate dal cristianesimo e dei territori da loro abitati e vissuti. Questo è il pensiero di Papa Francesco che, nella Evangelii Gaudium, scrive sulla necessita che la Chiesa esca dai confini dell'autoreferenzialità per andare incontro al mondo, percorrendo tutte le strade possibili
per raggiungere gli uomini del nostro tempo: “In questa prospettiva, tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù”. Poi, continua: “E’ bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla via della Bellezza … non si tratta di fomentare un relativismo estetico, che possa oscurare il legame inseparabile tra verità, bontà e bellezza,
ma di recuperare la stima della bellezza per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Risorto”. Come sosteneva sant’Agostino, l’uomo ama solo ciò che è bello! Quindi, la bellezza ha una via preferenziale e diretta nel colpire il cuore umano. Penso che sia stato questo il motivo per cui, nel corso dei secoli, il cristianesimo e l’arte hanno sempre viaggiato insieme a tal punto che l’ottanta per cento del patrimonio artistico è legato al cristianesimo o a soggetti religiosi. Papa Francesco, sempre nell' Esortazione sopra citata, auspica che “ogni Chiesa particolare promuova l’uso delle arti nella sua opera evangelizzatrice, in continuità con la ricchezza del passato, ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali …”.
Questo insegnamento, sicuramente già presente in maniera forte nel magistero di Papa Benedetto XVI, ha dato un grande impulso a tutte quelle manifestazioni culturali che in questi ultimi decenni hanno arricchito la vita della Chiesa e favorito un nuovo rapporto di collaborazione con la cultura e il pensiero laico. Questo è lo spirito che ha favorito la nascita e il consolidamento di molti musei diocesani, tra i quali il “Museo dei Vescovi”; è nel tentativo di perseguire queste finalità, che il nostro museo, grazie all’impegno di alcuni giovani esperti della città costituitisi in Cooperativa, la Soc. Cop. OmniArte, si impegna a promuovere mostre, nuovi allestimenti e a realizzare eventi. Si inaugura proprio oggi, tra l’altro, presso il Centro Studi “Sergio Fontana” della Farmalabor, allestita dai curatori del Museo dei Vescovi, una bellissima e interessantissima mostra di monete in occasione della XV Settimana della cultura d’Impresa di Confindustria, intitolata “Oikonomia: circolazione monetale ed economia a Canosa di Puglia dalla Magna Grecia all’Età romana”.
La bellezza di queste monete coniate a Canosa, il loro inevitabile legame con la storia e lo sviluppo città, il contesto culturale che le ha prodotte, sono una ulteriore conferma del profondo legame che lega il benessere interiore della persona con lo sviluppo armonioso di un territorio.
MONS. FELICE BACCO Parroco della Cattgedrale di San Sabino - Canosa
articolo pubblicato venerdì 18 novembre 2016 sul giornale