Comunicazioni

LA MISSIONE DEL SACERDOTE AL TEMPO DEL COVID-19....Di Mons. Felice Bacco

Diciamo subito che non sono, anzi no ero, un grande appassionato di cellulari e di strumenti mediatici, pur riconoscendone l'utilità.

Devo riconoscere che, pur percependo le enormi possibilità che offrono, sottolineavo e paventavo di più i pericoli derivanti da una comunicazione mediata e virtuale, che usata senza senza alcun criterio ed equilibrio, può trasformarsi in una vera e propria dipendenza.

Francamente i pericoli erano e sono molto seri; in alcuni Documenti ufficiali della Chiesa, come ad esempio il Messaggio del Papa per la giornata delle Comunicazioni Sociali dello scorso anno, sono denunciati e indicati come vero pericolo, soprattutto per i giovani e per quanti al rapporto diretto e personale, con tutte le implicazioni empatiche che può suscitare, potrebbero preferire quello mediato, apparentemente meno impegnativo, ma capace di de-responsabilizzare l'uso di qualsiasi messaggio, anche evitando relazioni troppo impegnative poichè si ha la possibilità di interrompere la comunicazione quando e quando si vuole, e senza alcuna conseguenza.

 

Oggi però, alla luce di quello che stiamo vivendo, devo riconoscere che ho riscoperto le grandi potenzialità e opportunità che offrono questi mezzi tecnologici: sono un vero dono che l'inteligenza umana, dono di Dio, ha messo nelle nostre mani, a disposizione di una larga parte della comunità e di ogni persona.

Posso dire che la pastorale di questi giorni, in cui l'emergenza sanitaria ha richiesto la chiusura delle chiese, oltre al rapporto quotidiano con gli amici della mensa solidale di "Casa Francesco", al buongiorno agli anziani e al personale della casa di riposo, il rapporto con i nostri fedeli avviene per lo più attraverso questi mezzi: il telefono e le dirette streaming.

Queste ultime mi hanno veramente sorpreso: le Sante Messe e la preghiera di preparazione alla Memoria dell'Addolorata, qui a Canosa, hanno raggiunto diverse migliaia di persone, che vivono in altre città del territorio nazionale, ma anche in altre parti del mondo.

Sono stato raggiunto da una tale quantità di ringrazziamenti e saluti, che mi hanno lasciato veramente perplesso: non pensavo, io e i miei collaboratori, di raggiungere un numero di fedeli così ampio. 

Forse, passata l'emergenza, dovremo riflettere, dal punto di vista pastorale, su come dare continuità a questi rapporti che, anche se "a distanza", ci permettono di entrare con la preghiera nelle case dei nostri fedeli e di instaurare con loro, comunque, un rapporto di ascolto, di vicinanza e di condivisione.

Il mistero pastorale che mi impegna di più in questa situazione di allarme sociale, è quello che mi capita di svolgere attraverso il telefono, ogni giorno e ad ogni ora.

Sono chiamate di chi si sente solo e chiede conforto, di persone che lamentano grande difficoltà a soddisfare i più elementari bisogni materiali: sono aziende o privati che offrono generosamente la loro collaborazione; sono giovani preoccupati che chiedono di spostare la data del loro matrimonio; di persone ricoverate che si affidano a Dio nella loro e nostra preghiera. Nello stesso tempo il pensiero cerca e si sofferma su persone e situazioni particolari che conosci; telefoni per sapere come vanno le cose e per rassicurarle; chiami famiglie ce vivono nelle città del nord più colpite e fai sentire la tua vicinanza; raggiungi qualche anziano che vive solo e cerchi di rasserenarli, o giovani che non ha più visto da quando è iniziata la pandemia; avvicini qualche famiglia colpita dalla perdita di una persona cara, per far sentire loro la vicinanza della comunità; telefono ai mie famigliari per tranquillizzarli e sapere di loro.

Poi mi fermo un'istante a riflettere: che grande benedizione è il telefono, quante positive relazioni ci permette di realizzare e rafforzare; quanto bene è possibile operare da parte di tutti, grazie a questo meraviglioso mezzo di comunicazione e di pastorale!

Sarebbe bello se, dopo questa emergenza, continuassimo ad usare questi meravigliosi mezzi di comunicazione con un grande senso di responsabilità e per il maggior bene di tutti.

*Direttore dell'Ufficio Comunicazioni Diocesi di Andria, Parroco della Cattedrale di San Sabino, Canosa