Quale libertà, quale rispetto.....

Il piacere di dialogare con l’arguto e ironico amico di antica data, Michele Palumbo, mi spinge ancora una volta a riflettere con lui sul tema della libertà di opinione e di satira, ma anche su una loro possibile “de gerazione” nella blasfemìa. Premetto che cambiare idea non è segno di debolezza, qualora una persona ne fosse convinta, (in molti hanno scritto che solo gli stupidi non cambiano mai idea) e comunque è sempre arricchente il confronto con chi non la pensa allo stesso modo. Del resto, non discutiamo su verità rivelate, ma su opinioni che possono anche essere meglio definite nella razionalità della dialettica costruttiva.

Tornando al nostro argomento, è necessario chiarire che, per quanto mi riguarda, la blasfemìa non mi scalfisce più

di tanto, né rimango scandalizzato per parole o eventuali vignette pubblicate.

Tuttavia provo un po’ di amarezza nei confronti delle persone che le usano e le creano, in quanto mi addolora la superficialità

di chi è indifferente alla sensibilità altrui e, comunque, di chi è lontano dalla fede e parla male di cose che non conosce. Mi tornano alla mente le parole del grande “laico” D o s t o ev s k i j nella lettera ad una sua ex allieva: “… Voi scrivete che hanno distrutto in voi la fede in Cristo. Ma come mai non vi siete prima di tutto posta la domanda: chi  sono costoro che negano Cristo come Salvatore? Io non mi domando se sono buoni o cattivi, ma se conoscono Cristo.

Credetemi, non lo conoscono, perché dopo averlo conosciuto, sia pure soltanto in parte, non si può non vedere che è qualcosa

di eccezionale…In secondo luogo, tutti costoro sono di peso così leggero che non hanno una preparazione per conoscere ciò che negano” ( E p i s t o l a r i o, vol. II, Lettera ad una studentessa dei corsi superiori femminili). Secondo lo scrittore, la causa principale della miscredenza va ricercata nell’ignoranza e nella intemperanza. Io penso allo stesso modo: è dalla mancanza o superficialità della conoscenza che nasce la blasfemia, cioè dal non capire cosa è la fede per chi crede.

L’amico Palumbo sostiene che il problema è di chi si sente offeso, non di chi offende. L’affermazione appare piuttosto debole: se una persona che ritieni amica ed alla quale non hai fatto alcun male ti rifila un calcio, affermando che sta soltanto scherzando, il problema riguarda chi si sente, o meglio, è stato offeso, o di chi, esagerando, ti ha provocato un male? Il mio stimato interlocutore argomenta: “Se tutti avessimo un sincero e anche minimo distacco pure da ciò in cui crediamo, l’ironia e la satira non ci sembrerebbero offese, ma situazioni a cui potremmo anche giustamente rispondere, replicare. Al contrario, se ciò in cui crediamo lo consideriamo intoccabile, è evidente che l’ironia e la satira ci paiono un intollerabile dileggio. E’ il nostro considerare intoccabile, non criticabile, non oggetto di ironia, qualcosa che fa nascere in noi l’idea dell’offesa. Se avessimo più

ironia ed autoironia non grideremmo alla lesa maestà di alcunchè”. Come dire, al male si aggiunge la beffa!

A chi crede, non si può chiedere di credere un po’ di meno o di rimanere un po’ distaccato: si provi a chiedere ad un cristiano, ma anche ad un ebreo o ad un musulmano o a credenti in altre fedi religiose, perché, come ed in nome di che cosa o di chi dovrebbe mostrare un minimo distacco da ciò in cui crede profondamente, come non si può chiedere a chi ama sinceramente una persona di smorzare o smettere di amarla per un momento, o di fare finta di non amarla!

Detto questo, penso che il buon Dio sorrida benevolmente di queste cose e, come gli è consuetudine, lasci alla libertà degli uomini la possibilità di sbagliare.

Personalmente, invece, sono rammaricato per chi non riesce a coniugare la giusta libertà di opinione e di espressione, che sicuramente vanno tutelate, con il corrispondente diritto del credente ad essere rispettato nella sfera più intima del proprio essere. Su questo, ne sono sicuro, l’amico Palumbo è pienamente d’accordo con me. O no?

* parroco della cattedrale di Canosa

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Nome File 5 Maggio 2015 lettere.CANOSA don Felice Bacco su Palumbo.pdf Dimensione File 242 Kilobytes Tipo File pdf (application/pdf) Caricato il Tuesday, 05 May 2015 Autore Domenico Zagaria