Museo dei Vescovi ora esposti i guanti pontificali..... Esempio liturgico del XII secolo

Il Museo dei Vescovi, uno dei tre poli del Museo diocesano di Andria, continua ad interessare un pubblico sempre più vasto di curiosi, studiosi e semplici appassionati di cultura, tra i quali le giovani generazioni. Moltissime sono le Università italiane (Milano, Roma, Venezia, Bari e Napoli) e straniere (San Pietroburgo, Basilea, Canada ed Inghilterra) che hanno mostrato interesse per i suoi tesori artistici e culturali (dalle pergamene ai tessuti, dai messali agli argenti e ai preziosi reperti archeologici).

Dopo l’interesse che la rivista «Mathera » ha avuto per il flabellum (ventaglio liturgico), ponendolo in copertina dell’ultimo numero e l’interessamento generale da parte delle Università per la Croce d’avorio, una delle più importanti Università al mondo, quella di Oxford, ha posato, recentemente, il suo sguardo su uno dei tesori artistici più delicati della collezione artistica permanente del Museo: i guanti liturgici pontificali del XII secolo. «Questi tessuti –spiega Sandro Sardella, curatore del Museo- sono tra le opere

artistiche più importanti della sezione medievale del Museo. L’interessamento da parte di una delle massime studiose di tessuti antichi, la prof.sa Elizabeth Coatsworth Gale, ci ha fornito l’occasione di eseguire un vero e proprio esame autoptico ravvicinato dei tessuti, alla presenza delle curatrici Michela Cianti e Valentina Pelagio e di pensare a ciò che stiamo per realizzare, ossia una nuova e più fruibile esposizione della sala medievale, che comporterà un vero e proprio restiling di tutte le pareti espositive, con l’aggiunta di

contenuti multimediali avvincenti».

Questi preziosi tessuti, la cui datazione al 1100 è stata confermata dagli studi presenti nella nuova pubblicazione inglese «Clothing the Past: Surviving Garments from Early Medieval to Early Modern Western Europe», sono stati considerati tra i più antichi e meglio conservati dell’Europa meridionale per il XII secolo. La tradizione ha sempre voluto che fossero venerati in Cattedrale al pari di «Reliquie Sante», perché li si riteneva appartenenti al corredo di San Sabino. Sino al XIX secolo erano anche portati in processione.
A giustificare questa tradizione vi sono le preziose pergamene e carte centenarie, conservate nell’archivio storico capitolare, vero scrigno di informazioni ed ulteriori tesori librari della Cattedrale.

In effetti, in antico, i guanti erano esposti in una fastosa teca dorata, che conservava anche un paio di antiche stole/cinte di tessuto ed un paio di scarpe, su cui si appoggiava un altro capolavoro artistico, oggi esposto al Museo, la croce d’avorio.

Purtroppo, il disinteresse avuto negli anni Settanta ed Ottanta, epoche in cui si sono perpetrati numerosi furti al patrimonio artistico della Basilica, hanno impedito che questi tesori riuscissero a suscitare l’interesse scientifico, ritenendoli di poco conto; anzi è del 1981 e poi del 1983 il furto più clamoroso dalla Tesoreria antica, che ha costretto a proteggere i capolavori in opportune e più sicure sedi, privandole dell’attenzione pubblica.

E’ stato proprio con la nascita del Museo dei Vescovi e l’operato costante degli ultimi venticinque anni di studio, ricerca, valorizzazione, restauro e protezione del patrimonio della Cattedrale, voluto da mons. Felice Bacco, parroco della Basilica, che moltissime opere oggi sono state tolte dal buio delle casseforti e riacquisiscono il ruolo che hanno, ossia di “Bene culturale” per cui è imprescindibile l’aspetto della fruibilità e del godimento pubblico. Grazie alla recente pubblicazione della prof.ssa Coatsworth Gale, sono state fatte delle scoperte preziose ed interessanti. Innanzitutto la datazione: i guanti sono del XII secolo e furono molto verosimilmente indossati dal pontefice Pasquale II nel Sinodo di Canosa del 1101, allorquando la Cattedrale fu titolata a San Sabino e donata ai Normanni di Puglia, governati da Guglielmo II di Normandia.

A seguire la fabbrica, che si è confermata essere normanno-siciliana, come per la croce d’avorio.
Per finire il materiale: la delicatissima stoffa, prevalentemente lana con inserti di lino, fu prodotta in Sicilia da artigiani che seppero realizzare un eccezionale lavoro di cucitura a punto incrociato delicatissimo.
Nella parte alta del collo, è perfettamente conservata una sequenza iconografica di globi imperiali, segno di una donazione regia.
Inoltre, la parte centrale del guanto è caratterizzata da due medaglioni in lana spessa, con applicazioni di perline naturali e lapislazzuli, che recano al centro la figura della Vergine entro la mandorla e del Cristo con fascia trasversale che reca la parola Ozon, ossia “Il risorto”. Inserti di fili di oro, sono stati scoperti dall’analisi autoptica del manufatto, giustificando addirittura la cucitura dei medaglioni in lana con il filo di oro. “La scientificità del lavoro eseguito –annota mons. Felice Bacco ha permesso di sfatare la tradizione, che li voleva appartenenti al Vescovo Sabino e quindi databili al VI secolo d.C. Tuttavia, hanno acquisito l’indipendenza culturale, che li rende oggi tra i tesori più visti del Museo e parte della gloriosa storia di questa Basilica millenaria che ha visto il passaggio di personaggi storici importantissimi”. Una occasione per vedere questi capolavori, prima che inizino i lavori di risistemazione della sala medievale, sarà nella prossima Notte dei Musei, quando i Curatori presenteranno
questi gioielli al pubblico dalle 19 alle 23, accompagnandoli anche nelle varie sedi museali di Canosa e proponendo una insolita visita a porte chiuse della Cattedrale, unica nel suo genere. Iniziative curate della società cooperativa «OmniArte.it» e la passeggiata è prenotabile al 333/8856300 o al 377/2999862.

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Nome File articolo Guanti Pontificali.pdf Dimensione File 364 Kilobytes Tipo File pdf (application/pdf) Caricato il Sunday, 27 May 2018 Autore Domenico Zagaria Modificato il Sunday, 27 May 2018