Comunicazioni

COVID, LIBERTA’ RESPONSABILE...Mons. Felice Bacco

Torna di grande attualità, nei giorni che stiamo vivendo, e sarebbe un’utile e doverosa operazione mentale, riflettere sulla libertà individuale e i suoi confini, come anche sulla responsabilità che, in qualche modo, la circoscrive arricchendola di senso: il rispetto di sè stessi, dell’altro e degli altri.  In questo momento, per semplificare, ma anche per focalizzare un comportamento che viene spiegato dal mondo scientifico e sollecitato da provvedimenti di legge, penso all’uso corretto della mascherina: sembra che tante persone, tra le quali molti giovani e giovanissimi, non riescano a comprendere che, pur considerandola inutile per la personale protezione, non possono far subire ad altri la propria ingiustificata convinzione che la rinuncia alla mascherina per sé stessi, a meno che non pensino di vivere solitari su un’isola deserta, non abbia pericolose ripercussioni sulla vita e la salute degli altri....(continua a leggere)

Costruendo un insidioso e tortuoso percorso mentale, che parte dalla giusta affermazione del principio secondo il quale la libertà individuale deve contemperarsi a quella degli altri, si finisce per ribaltare tale concetto asserendo che la libertà degli altri costituisce un ingiustificato limite alla propria!

Il nostro Presidente della Repubblica, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Macerata, ha sostenuto che
il principio secondo il quale “la libertà di ciascuno si ferma di fronte a quella degli altri, è sicuramente di grande civiltà. Tuttavia, occorre andare oltre questa civile enunciazione del pensiero, maturata in tanti secoli della storia dell’umanità, accantonando l’idea che la libertà degli altri sia un limite alla propria e pensando, al contrario, che la libertà di ciascuno si integra con quella degli altri, si realizza insieme a quella degli altri. Altrimenti la libertà non esiste”. E’ bella l’idea della “integrazione”: non opposizione, non conflittualità tra la libertà propria e quella degli altri, ma incontro, complementarietà, condivisione, sentimento da vivere insieme! Sempre il nostro Presidente, nel corso di un colloquio con l’omologa greca, Ekaterini Sakellaropoulou, qualche settimana fa, quasi a completamento del pensiero sulla libertà espresso a Macerata, ebbe a dire: “La libertà non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri, richiedendo responsabilità e collaborazione”. La libertà non ha senso fuori da un contesto interpersonale: se fossimo “isole”, il problema della libertà non si porrebbe. Noi siamo costitutivamente “esseri in relazione” e non possiamo che esserlo. Non solo: la libertà va illuminata e guidata dalla verità che ogni essere umano porta in sé e che continuamente gli si rivela: “la verità rende liberi” (cfr. Gv.8, 32). San Paolo direbbe: “libertà nella carità”, per evitare che diventi un pretesto “per vivere secondo la carne” (cfr. Gal. 5,13-14), dove “carne” significa chiusura e ripiegamento sul proprio “io” (altrimenti chiamato “egoismo”). Siamo “esseri in relazione”, con gli altri esseri viventi e con l’ambiente, con Dio per il credente: questa è la verità della “persona”. Sono affermazioni che nello scenario globale contemporaneo appaiono evidenti, ma che abbiamo negato, e continuiamo a farlo, in nome di teoremi filosofici accattivanti, o di una cultura tutta ripiegata sulla ricerca della felicità per sè stessi, affermando che esiste un io “a prescindere”, del tutto autonomo e indipendente. Con un’immagine che nella sua semplicità vale quanto qualsiasi altro teorema, proviamo a ricordare l’ombelico che portiamo sulla pancia: in principio siamo stati “relazione” per essere, poi, individui.

La linea che Papa Francesco ha tracciato – dalla “Laudato si’” a “Fratelli tutti” – costituisce un punto di riferimento fondamentale per aiutarci a ridefinire la grammatica delle relazioni sociali, di cui questo tempo ha estremo bisogno. Non si tratta tanto di dire che l’essere umano è sempre in relazione con gli altri. Questo lo sapevamo già, e l’eccesso di comunicazione mediatica di questi ultimi anni ce lo rende ancor più evidente. Il confronto è sulla qualificazione del termine “relazione”, il cui significato non è identificabile esclusivamente sul tipo di soluzione finale, quanto, piuttosto, nella preparazione del terreno su cui si risolvono le tensioni che spesso precedono e possono inquinare l’esito. In tal modo, il nostro problema è fare un po’ di ordine in un marasma, in cui, divenuti confusi e incomprensibili i termini del confronto, è facile perdersi. Questo vuol dire che abbiamo bisogno tutti di limiti e di confini, rifuggendo dal mito dell’egocentrismo, sordo aprioristicamente alle idee di ogni altro interlocutore. Nessuna sfera di relazione può pensarsi come chiusa, cioè separata e indipendente da ciò e da chi sta al di là. Le relazioni, in definitiva, sono vitali quando si estendono entro confini porosi, fino a includere, in un continuo crescendo, tutto il pianeta e tutti gli uomini (secondo il principio di solidarietà), ma anche il mistero che ci apre al senso religioso di Dio. Reimparare la grammatica delle relazioni: mi sembra questo il suggerimento prezioso che Papa Francesco sta cercando di dare alla Chiesa e al mondo. Dentro la crisi pandemica, di cui percepiamo le spaventose conseguenze, dobbiamo riconoscere e accettare una spinta fortissima a ripensare le relazioni tra noi, col pianeta, con Dio. Siamo interconnessi! Le libertà si integrano, si manifestano proprio nelle relazioni, ci portano a riscoprirci responsabili gli uni degli altri. Ci si salva insieme! Continua a ripeterci Papa Francesco.