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Caricato il Saturday, 03 December 2016
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«Costruire una Chiesa con la porta aperta»....Il vescovo Mansi indica le priorità pastorali.

Durante il suo intervento al Convegno diocesano il presule, ispirandosi alle parole di papa Francesco, ha chiesto alla comunità locale di saper «vedere», «entrare» e «uscire»

l 17, 18 e 19 ottobre scorso, nell’auditorium della Parrocchia delle Croci in Andria, si è tenuto il Convegno diocesano annuale.

Esso è stato introdotto la prima sera da una mia relazione nella quale, partendo dal magistero di papa Francesco ho sviluppato un ragionamento scandito in tre verbi che definiscono le cose da fare: vedereentrareuscire. Per il primo di

questi tre verbi, Vedere, mi è venuto spontaneo pensare a un passaggio degli Atti degli Apostoli, dove Luca dice che i membri della comunità cristiana «godevano il favore di tutto il popolo» (At 2,47). Ho così spiegato che ciò che ciò che la gente vuole e deve vedere di noi, uomini e donne di Chiesa, è lo stile di vita improntato alla fraternità e all’amore. E tutto  questo non deve essere predicato e scritto, ma semplicemente si deve «vedere». Ma poi ho cercato di spiegare che se le porte della nostra Chiesa sono aperte, allora anche chi sta dentro vede quello che c’è fuori. E i rumori, i suoni, direi gli odori, gli umori della vita... tutto si vede e si sente. Le porte blindate, per quel che può servire questa immagine, proteggono, rassicurano, ma non generano vita. Il mondo, la storia, le storie degli uomini, tutto deve entrare di diritto e direi talvolta di prepotenza nelle nostre realtà ecclesiali. Così nulla ci è estraneo, tutto ci appartiene, ci è familiare. Passando al secondo verbo, Entrare, ho spiegato ai presenti al Convegno e attraverso di essi a tutti i membri della nostra

Chiesa che i nostri ambienti devono avere le porte aperte perché tutti devono poter entrare senza pagare biglietti, pedaggi, senza subire sguardi indagatori. Nessuno può essere o sentirsi padrone della propria comunità, al punto tale da

decidere chi può entrare e chi no, chi può fare qualcosa e chi no, chi è accolto e chi è escluso. E ho insistentemente chiesto che il nostro servizio sia sempre generoso, disinteressato, responsabile, distaccato. È chiaro che un ambiente così non si improvvisa da un giorno all’altro, ce lo siamo detti con estrema chiarezza e coraggio.

Occorre la formazione, tanta, tanta formazione. A tale scopo ho dato un notevole impulso per rilanciare la Scuola diocesana di formazione.

Vogliamo essere, cioè, una Chiesa che non solo distribuisce consolazione con la pratica delle devozioni e delle tradizioni locali, ma che offre pensieri e idee forti che aiutano a vivere e a dare senso a tutto, soprattutto ad affrontare le sfide del presente anche sul piano culturale, civile, sociale. Il terzo verbo, Uscire, nel contesto del Convegno diocesano, è stato un

forte invito a ridare una grande apertura missionaria alla nostra Chiesa. Un’apertura innanzitutto al territorio, a tutte quelle fasce di umanità che per i motivi più disparati sono tagliati fuori dalla nostra vita di Chiesa. Concludevo il mio intervento, invitando tutti a riscoprire quella che può essere una reale traccia per questo cammino di uscita della nostra Chiesa: si tratta delle opere di misericordia spirituale e corporale, giacché – come ci ha ricordato il Papa a chiare lettere proprio a Cracovia – l’annuncio del Vangelo e la pratica di tali opere di misericordia in definitiva sono la stessa cosa. E questo in diretta continuità con l’evento della Sacra Spina, che possiamo riassumere in un felice slogan: dall’evento della Sacra Spina all’attenzione misericordiosa verso i fratelli che sono afflitti dalle spine della vita. Insomma, ho detto che deve esser ben chiaro a tutti che nella Chiesa-edificio, nei nostri ambienti al chiuso ci dobbiamo stare il tempo strettamente necessario per la preghiera comunitaria, la celebrazione dei divini misteri e la formazione. Non è il caso di stare a bivaccare nemmeno per un minuto in più. Poi basta, dobbiamo uscire, spanderci e spenderci come semi nei solchi della storia, per fecondarla con le energie proprie del Vangelo.

Nella seconda sera i delegati delle parrocchie, riuniti in gruppi hanno approfondito la relazione iniziale e hanno formulato suggerimenti e proposte concrete che poi nella terza serata sono state fatte presenti a tutti e soprattutto a me perché da essi maturino le scelte pastorali per questo anno e per gli anni successivi. Ed è ciò che stiamo cercando di fare

insieme.

Un grazie sincero a tutti!

Caricato il Tuesday, 22 November 2016
Modificato il Tuesday, 22 November 2016
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Evangelizzazione e cultura

Ho già avuto modo di scrivere anche su questo giornale che la Bellezza, in ogni sua manifestazione, da quelle che ci dona la natura alle diverse espressioni culturali e a quelle della sfera etica, ci rende migliori e ci avvicina al mistero di Dio. Ne scaturisce una riflessione sul valore educativo della bellezza e, quindi sulla necessità di curare, come educatori, la formazione al bello, a riconoscere semplicemente che il brutto ci rende brutti, così come la bellezza ci orienta verso la nostra piena realizzazione umana.

Nella tradizione della Chiesa, penso soprattutto a sant’Agostino e a san Tommaso, una delle vie privilegiate per arrivare a Dio è proprio la “via pulchritudinis ”. Per questa ragione la Chiesa è da sempre impegnata ad evangelizzare anche attraverso la bellezza dell’arte: i nostri musei sono dei veri e propri scrigni che custodiscono capolavori di inestimabile bellezza, legati alla storia, alla tradizione e alla cultura delle genti toccate dal cristianesimo e dei territori da loro abitati e vissuti. Questo è il pensiero di Papa Francesco che, nella Evangelii Gaudium, scrive sulla necessita che la Chiesa esca dai confini dell'autoreferenzialità per andare incontro al mondo, percorrendo tutte le strade possibili

per raggiungere gli uomini del nostro tempo: “In questa prospettiva, tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù”. Poi, continua: “E’ bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla via della Bellezza … non si tratta di fomentare un relativismo estetico, che possa oscurare il legame inseparabile tra verità, bontà e bellezza,

ma di recuperare la stima della bellezza per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Risorto”. Come sosteneva sant’Agostino, l’uomo ama solo ciò che è bello! Quindi, la bellezza ha una via preferenziale e diretta nel colpire il cuore umano. Penso che sia stato questo il motivo per cui, nel corso dei secoli, il cristianesimo e l’arte hanno sempre viaggiato insieme a tal punto che l’ottanta per cento del patrimonio artistico è legato al cristianesimo o a soggetti religiosi. Papa Francesco, sempre nell' Esortazione sopra citata, auspica che “ogni Chiesa particolare promuova l’uso delle arti nella sua opera evangelizzatrice, in continuità con la ricchezza del passato, ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali …”.

Questo insegnamento, sicuramente già presente in maniera forte nel magistero di Papa Benedetto XVI, ha dato un grande impulso a tutte quelle manifestazioni culturali che in questi ultimi decenni hanno arricchito la vita della Chiesa e favorito un nuovo rapporto di collaborazione con la cultura e il pensiero laico. Questo è lo spirito che ha favorito la nascita e il consolidamento di molti musei diocesani, tra i quali il “Museo dei Vescovi”; è nel tentativo di perseguire queste finalità, che il nostro museo, grazie all’impegno di alcuni giovani esperti della città costituitisi in Cooperativa, la Soc. Cop. OmniArte, si impegna a promuovere mostre, nuovi allestimenti e a realizzare eventi. Si inaugura proprio oggi, tra l’altro, presso il Centro Studi “Sergio Fontana” della Farmalabor, allestita dai curatori del Museo dei Vescovi, una bellissima e interessantissima mostra di monete in occasione della XV Settimana della cultura d’Impresa di Confindustria, intitolata “Oikonomia: circolazione monetale ed economia a Canosa di Puglia dalla Magna Grecia all’Età romana”.

La bellezza di queste monete coniate a Canosa, il loro inevitabile legame con la storia e lo sviluppo città, il contesto culturale che le ha prodotte, sono una ulteriore conferma del profondo legame che lega il benessere interiore della persona con lo sviluppo armonioso di un territorio.

Mons. felice Bacco * Parroco della Cattgedrale di San Sabino - Canosa

Caricato il Sunday, 30 October 2016
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Il ministero pastorale di don Felice Bacco

CANOSA. La concelebrazione eucaristica di ieri, domenica 16, è stata presieduta dal Vescovo mons. Luigi Mansi con don Felice Bacco e don Nicola Caputo.

Praticamente l’occasione ha rappresentato la seconda occasione di partecipazione sentita e comunitaria, che ha fatto seguito all’incontro, di venerdi scorso, in Cattedrale con l’Arcivescovo emerito, mons. Agostino Superbo, per la celebrazione del 25° anniversario di ministero pastorale nella parrocchia Concattedrale Basilica di don Felice Bacco, la chiesa del Patrono San Sabino, ieri mattina, era gremita di gente, così come lo è stata venerdì sera nell’incontro con mons. Agostino Superbo.

Il relatore, che ha parlato sull’enciclica “Evang elii Gaudium”, ha tenuto desta l’attenzione di tutti i partecipanti, partendo dalla riflessione che la Chiesa è “tutta missionaria, al punto che se non lo fosse, non sarebbe neanche la Chiesa di Gesù Cristo”.

“Una Chiesa concepita non come istituzione, ma come popolo di Dio: la Chiesa - ha evidenziato mons. Agostino Superbo - secondo il Concilio è il popolo dei credenti.

Per cui è necessario risvegliare la passione per l’evangelizzazione. Come? Annunciando la gioia del Vangelo”.

E ancora: “La vita cristiana è bella e i cristiani devono testimoniarla con la loro vita. Come testimoniare la via dell’evangelizzazione?”. “Con la vicinanza – ha detto mons. Agostino Superbo - alla gente. Ecco perché Papa Francesco continua a ribadire che bisogna “u s c i re ”.

Una “chiesa in uscita”: meglio una Chiesa, che andando incontro alla gente “si sporca” ed è “accidentata“, che una Chiesa malata di autoreferenzialità, chiusa e fuori dal tempo.

La Chiesa, e quindi le parrocchie, deve fare compagnia, deve essere accanto agli uomini, soprattutto accanto agli ultimi, ai poveri. Una compagnia di cui ci si può fidare.

Una Chiesa madre, che condivide “le gioie e le speranze” dell’uomo d’oggi.

La parrocchia è il popolo di Dio, che vive sul territorio, non solo come struttura giuridica, a cui rivolgersi per ottenere determinati servizi (certificati, sacramenti); per cui è necessario che i cristiani passino dalla frequentazione alla partecipazione (non frequento la famiglia, sono la famiglia; come non frequento la comunità, sono la comunità).

Da un coinvolgimento parziale ad uno totale e, cioè, non solo la Messa la domenica, ma condividere con la comunità l’ansia missionaria; una comunità che mi sta a cuore, come mi sta a cuore la vita delle persone”.

All’incontro hanno partecipato molti parrocchiani e non, anche gente che don Felice Bacco incontra fuori dalla parrocchia, per la strada, sulla piazza, o che appartiene al mondo dell’associazionismo, al quale egli è sempre stato molto vicino per dare il suo sostegno e contributo.

La considerazione finale ci sembra inevitabile: è facile vedere rispecchiate nelle parole di mons. Agostino Superbo il grande impegno pastorale

di don Felice Bacco, uomo del Concilio e perfettamente in sintonia con l’insegnamento e la vita di Papa Francesco.

Caricato il Wednesday, 05 October 2016
Modificato il Wednesday, 05 October 2016
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La Misericordia è il nostro futuro e ci salverà davvero.

 

Non la sola difesa dei propri diritti, né la logica dell'occhio per occhio, dente per dente! Non la dimostrazione puntigliosa delle proprie ragioni, né la rivendicazione del dovuto. Nel rapporto di coppia, come in un rapporto di amicizia; nella vita comunitaria come in ogni relazione, non c’è futuro se non si è aperti al dono della misericordia, a meno che una persona decida di vivere isolato, o un gruppo sociale sogni di essere inserito in un contesto senza alcuna interdipendenza, dove tutto funzioni alla perfezione, ma dove ogni individuo viva solo, chiuso in se stesso, sufficiente a se stesso (vedi quello che si è verificato in Svezia).

Per questa ragione credo di non esagerare nell’affermare che è la misericordia a rendere possibile e bella la vita! Non si può costruire un rapporto di amicizia o una relazione che duri, se non si è aperti alla misericordia. Essa nasce dalla gratuità, dalla logica del dono: un dono è tale se non si chiede o si pretende nulla in cambio, altrimenti è un baratto, uno scambio in cui ognuno pesa e confronta il valore di ciò che dà con ciò che vuole ricevere. La misericordia non è buonismo, tanto meno una forma di resa o debolezza davanti a chi potrebbe averti fatto del male.

“Misericordia”, etimologicamente, significa “cuore pietoso, umile”, piegato verso il misero.

Papa Francesco, in uno dei suoi interventi alla Giornata Mondiale della Gioventù, ha detto: “E’ Gesù che ci dice ‘Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’. Beati sono coloro che sanno perdonare, che sanno avere un cuore compassionevole, che sanno dare il meglio agli altri; il meglio, non quello che avanza: il meglio!… La misericordia ha sempre il volto giovane, perché un cuore misericordioso sa andare incontro agli altri, riesce ad abbracciare tutti… Un cuore misericordioso

è capace di tenerezza e di compassione… Dire compassione è offrire opportunità, è dire domani, è garantire impegno, è condividere fiducia, apertura, ospitalità, è essere protagonisti di un sogno”.

All’Angelus in piazza san Pietro ebbe a dire che “la misericordia di Dio” è strettamente legata alla “gioia di Dio”: “Dio è gioioso”, disse il Papa in quell’occasione, e la misericordia “è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal cancro che è il peccato,

il male morale, il male spirituale”. Il Pontefice citò le tre parabole riportate nel Vangelo di Luca, incontrate nella liturgia di qualche domenica fa, che ci rivelano la misericordia di Dio: quella della pecora smarrita, quella della moneta perduta e, più significativa di

tutte, quella del “Padre Misericordioso”. Papa Francesco sottolinea la “gioia” del pastore che trova la pecora perduta, della donna che ritrova la sua moneta, del padre che vede tornare a casa un figlio: “Era come morto ed è tornato in vita”. “Qui c’è tutto il Vangelo! C’è tutto il cristianesimo!” perché, spiega il Papa, “ognuno di noi è quella pecora smarrita, quella moneta perduta. Ognuno di noi è quel figlio che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità, e ha perso tutto”. Dio non ci abbandona mai, ci aspetta sempre, perché il suo amore è gratuito, “ha il cuore in festa, gioisce per ogni figlio che ritorna”. E’ dalla misericordia e dalla gioia che Dio ci dona continuamente, è da questa esperienza di gratuità che scaturisce la vita cristiana. E’ dalla consapevolezza della gratuità dell’amore di Dio che nasce la scelta di iniziare un cammino in controtendenza: il non rispondere al male ricevuto con altrettanto male (‘occhio per occhio...’), ma scegliere di modificare il proprio comportamento perché, in tal modo la “gioia” di Dio è la mia stessa “gioia”. Al male rispondere con il perdono, far seguire la riconciliazione: la misericordia! “Ogni cristiano, in quanto cristiano, - ha affermato Papa Francesco - è chiamato a testimoniare la misericordia ”. La misericordia riassume tutto l’insegnamento di Gesù, ecco perché “dire misericordia è dire f u t u ro ”! Se nelle relazioni - di coppia, di amicizia, ecclesiali - manca la misericordia (quella che qualcuno ha chiamato ‘anoressia dei sentimenti’), non c’è futuro.

La misericordia è la dimensione etica della bellezza! Questa salva, unisce, edifica. L’indifferenza, il rancore, la vendetta rappresentano la negazione etica della bellezza: distruggono e rendono brutta la vita!

 

* parroco della basilica di San Sabino mons. Felice Bacco - Canosa

Caricato il Sunday, 25 September 2016
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Tra esposizioni e convegni il «Museo dei vescovi» racconta la storia di Canosa

CANOSA. Giunto ormai a quasi tre anni dalla sua costituzione (16 novembre 2013), il Museo dei Vescovi di Canosa è una realtà culturale comprovata del territorio e della Regione Puglia. Quel che più stupisce di questa istituzione è certamente il suo modo innovativo di presentarsi ad un pubblico sempre più vasto ed esigente, che viaggia per cultura e lo fa indipendentemente dal classico ritorno estivo alle origini.

Moltissime persone, provenienti da svariate regioni d’Italia e dall’estero, si sono riversate nelle dodici sale dinamiche di questo Museo curioso, che continua a conservare il fascino di un’antica residenza del XIX secolo e quindi dal sapore squisitamente antiquario.

Nato per volontà di un illuminato ed anziano monsignore, Francesco Minerva, ha visto nel team composto dal direttore, mons. Felice Bacco, dai curatori, Sandro Sardella, Valentina Pelagio e Michela Cianti, un accrescimento straordinario di esposizioni, eventi culturali di prestigio e iniziative di spessore sia sociale che culturale.

“Lo scopo del nostro Museo, che è uno dei tre poli in cui è tripartito lo straordinario museo diocesano di Andria, è quello di dar voce alla cultura locale. Mostre, convegni, esposizioni, non sono altro che un metodo per raccontare la millenaria storia della nostra città di Canosa, bellissima per il suo passato e meritevole di maggiori attenzione da parte dei media e delle testate specializzate di settore”, riferisce il direttore mons. Felice Bacco.

Questa struttura museale privata ha accolto accoratamente le voci di collezionisti privati, artisti sconosciuti e l’immen - so patrimonio della Cattedrale di San Sabino, per farne una collezione alquanto dinamica, quasi priva di magazzini superaffollati, perché tutto viene ciclicamente reso al pubblico, attraverso mostre tematiche della durata almeno trimestrale.

E’ stato così che collezionisti privati ed altre istituzioni museali e bancarie hanno concesso le loro collezioni sia per mostre che per gestioni temporanee al Museo. “L’immediatezza delle esposizioni è il punto forte della istituzione che ci onoriamo di rappresentare e curare. La direzione illuminata e veloce, la sburocratizzazione di certi passaggi e la disponibilità del nostro personale specializzato, ci permettono di restituire al nostro pubblico una freschezza espositiva che vede all’attivo, in meno di tre anni, almeno una trentina di mostre e di eventi di spessore.

Senza dimenticare di ringraziare l’”Art Bonus” che abbiamo attivato e che vede la partecipazione di privati e di illuminati imprenditori del territorio, tra cui la Farmalabor e lo “Smeraldo ricevimenti”, veri mecenati della cultura locale” dice Sandro Sardella,

uno dei responsabili curatori del Museo e delle collezioni archeologico/numismatiche.

“Mostre su Tiziano, Raffaello, De Nittis, l’Alto Medioevo e patrocini con Regione, Alta Presidenza del Consiglio dei Ministri, Comune di Canosa e Diocesi, sono il frutto di un raggiungimento temporaneo che dev’essere continuamente rinnovato, con mezzi sempre più tecnologici e all’avanguardia, senza mai tralasciare la nostra missione di base: valorizzare il territorio e renderlo fruibile”, dice Valentina Pelagio, curatrice ed antichista del Museo.

La valorizzazione passa anche attraverso la scoperta di talenti canosini sconosciuti.

Emerge in queste settimane, con grande successo, la mostra su Luigi Buonvino. Pittore tardo macchiaiolo, classe 1899, eroe della prima guerra mondiale, grande decoratore e pittore del territorio. Molte centinaia le presenze per questo autore, comprese le scuole, che un collezionista privato ha voluto caparbiamente rendere ai cittadini. In tal senso, si inserisce il doppio evento di domani, domenica 25 settembre, in occasione delle Giornate del Patrimonio, indette dal Ministero per i Beni Culturali: una nuova ed interessante mostra archeologica, dal titolo “Emporio, commerci ed approvvigionamenti nella Canosa antica”, che vede l’esposizione di alcuni preziosi reperti della collezione archeologico-antiquaria della Cattedrale di San Sabino e la visita istituzionale del prof. Giorgio Grasso, curatore della Biennale di Venezia, giunto per analizzare le potenzialità del pittore canosino Luigi Buonvino.

La mostra archeologica vede degli straordinari inediti e pezzi ristudiati in funzione di nuove teorie, affrontate dal “Centro ricerche e studi” del Museo dei Vescovi, che a breve produrrà una importante ed innovativa pubblicazione sull’argomento. L’evento prevede la presenza del prof. Grasso dalle 11.30 di domani (domenica 25 settembre), con apertura delle nuove esposizioni

dalle 19 alle 21.30, al simbolico costo di un euro, in linea con le direttive ministeriali.

“Questa istituzione ci permette di esplorare tematiche che non sono solamente territoriali, ma anche nazionali, attraverso mostre e studi in corso, che avranno sempre più risonanza e spunti d’interesse” dice Michela Cianti, curatrice ed event planner del Museo dei Vescovi. Insomma, un Museo che si rinnova, che presto presenterà un ambizioso progetto di inventariazione elettronica di alcuni suoi beni, di un sito completamente rinnovato e di una app, scaricabile, con i contenuti della struttura. Per rimanere costantemente informati, visitare la pagina facebook Museo dei Vescovi mons. Francesco Minerva o contattare il call center 377/2999862.

Caricato il Monday, 01 August 2016
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Nella disponibilità del Vaticano le catacombe di Canosa

Si è positivamente concluso l’iter che formalizza il passaggio delle catacombe cristiane di Canosa alla Santa Sede. Infatti, secondo le modifiche apportate al Concordato Lateranense nell’Accordo tra il Vaticano e la Repubblica Italiana, firmato il 18 febbraio 1984 dall’allora Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli e Bettino Craxi, all’articolo 12, par. 2,: “La Santa Sede conserva la disponibilità delle catacombe cristiane esistenti nel suolo di Roma e nelle altre parti del territorio italiano con l’onere conseguente della custodia, della manutenzione e della conservazione, rinunciando alla disponibilità delle altre catacombe”. Questo significa che tutte le catacombe riconosciute come “cristiane” entrano nelle competenze (“disponibilità”) della Santa Sede, che dunque provvederà alla “custodia”,” m a nu t e n z i o n e ” e “c o n s e r va z i o n e ”. A Canosa, nella zona di Lamapopoli sono documentate le uniche catacombe cristiane della Puglia, della Basilicata e della Calabria: non ne esistono altre!

Quelle scoperte a Venosa sono per lo più ebraiche e, come prevede l’Accordo (“rinunciando alla disponibilità delle altre catacombe”), dipendono dallo Stato. Delle duecento catacombe cristiane che gestisce la Santa Sede, nel meridione sono solo presenti a Napoli, a Canosa, a Palermo e a Siracusa. Questa è una ulteriore conferma dell'importanza storica della Diocesi Primaziale di Canosa, che può, già nel 342, vantare la presenza di un Vescovo, Stercorio, il quale partecipa al Sinodo di Sardica (Sofia, Bulgaria). Questo significa che subito dopo l’Editto di Costantino (313), a Canosa c’è già una comunità ecclesiale organizzata, strutturata e con la presenza di un Vescovo autorevole, che quindi partecipa ad uno dei primi eventi ufficiali ecclesiali. Dopo Stercorio avremo Lorenzo, quindi Probo, Rufino, Memore, Sabino: sono poche le Diocesi che possono vantare una cronotassi di vescovi storicamente documentati nei primi secoli di cristianesimo.

Molte altre informazioni sulla vita ecclesiale della comunità cristiana dei primissimi secoli potrebbero essere ricavate dallo scavo archeologico sistematico delle catacombe, sicuramente dopo il consolidamento dell’intera area. Da ciò che era già emerso dopo i primi lavori condotti nel 1963 dal Dipartimento di studi classici e cristiani, i cui risultati furono pubblicati dal prof. Antonio Quacquarelli (Note sulle origini cristiane di Canosa di Puglia.

S. Leucio e la catacomba inedita di S. Sofia, in Puglia paleocristiana, Bari 1970, pp. 303-332), si tratta senz’altro di un complesso catacombale molto vasto e con almeno due piani sovrapposti di gallerie. Un rilievo più ampio dell’intera zona, seppure non definitivo, si deve ai lavori successivi condotti dall’allora ispettore della Sovrintendenza Archeologica, Nino Lavermicocca (pubblicati negli Annali della Facoltà di Lettere e Folosofia dell’Università di Bari: Recente esplorazione nella catacomba detta di Santa Sofia a Canosa, 14, 1969, pp. 169-204).

Dopo i lavori realizzati più tardi, furono anche descritti alcuni ipogei all’interno dell’area cimiteriale: “Uno di questi – scrive la prof.ssa Campese - si compone di due ambulacri con una importante decorazione, con la figura del Buon Pastore tra pavoni e cespi di rose, un monogramma cristologico e un’iscrizione dipinti in rosso, motivi vegetali” (A. Campese Simone, Un nuovo sepolcreto peleocristiano nell’area di Lamapopoli a Canosa, Rivista di Archeologia Cristiana, 69,1993, pp. 112-123). In un servizio

fotografico realizzato da Gianni Pansini di Italia Nostra fu documentato un ambiente in cui era dipinto il cielo azzurro stellato e fu redatta una relazione geotecnica e speleologica.

Nell’ultimo scavo archeologico realizzato nel 2004 sotto la direzione del prof. Carlo Carretti e delle prof. Donatella Nuzzo e Paola De Santis, ebbi modo anch’io di inoltrarmi in un corridoio e di vedere un ipogeo pieno di decorazioni.

Durante lo scavo vennero alla luce anche delle iscrizioni con il nome e la data della sepoltura (attorno al IV secolo) e un monogramma cristologico dipinto su un arcosolium. Sono veramente moltissime le sorprese che le catacombe di Santa Sofia potranno riservarci, in termini di conoscenza della comunità cristiana che le ha realizzate, considerando la loro estensione. Credo sia superfluo anche sottolineare quanto la fruizione di queste catacombe, la loro valorizzazione, possano determinare in termini di sviluppo turistico e, quindi, economico: rappresenterebbero una grande opportunità per tutto il territorio. Per questo motivo non possiamo che guardare con grande favore il clima di collaborazione che si è venuta a determinare in questi ultimi tempi tra il Comune di Canosa e la Santa Sede, con il favorevole consenso del nostro Vescovo mons. Luigi Mansi. Il giorno della festa patronale saranno consegnate alla Pontificia Commissione di Arte Sacra le chiavi di accesso alle catacombe. Il nostro Santo Patrono sicuramente guarda e benedirà gli sviluppi di questa intesa.

*parroco della Cattedrale di Canosa

Caricato il Friday, 22 July 2016
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la Parola della domenica_XVII del tempo ordinario (Anno C)_24 Luglio 2016

Carissimi Amici, la liturgia della parola di questa domenica ci insegna quello che significa la preghiera e come bisogna pregare. Nel Vangelo San Luca ci riporta una serie di insegnamenti di Gesù in merito alla preghiera. Egli ci invita a pregare con fiducia, ed assicura ad ognuno che tutte le preghiere sincere saranno esaudite: “Chiunque chiede ottiene; chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa”. Inoltre Gesù ci dice che un padre terreno dà solo buone cose ai suoi figli e non vuole ingannarli. Come potrebbe Dio, il migliore dei padri, mandarci qualcosa di cattivo quando noi suoi figli gli chiediamo il suo aiuto? 

Se un amico terreno non è capace di mandare via colui che è venuto per pregarlo, anche se chiede il suo aiuto nelle peggiori circostanze, a maggior ragione Dio - che è il nostro migliore amico - esaudirà le nostre preghiere! Tanto più che noi per Lui non siamo mai importuni.

Santa domenica a tutti  

Caricato il Monday, 11 April 2016
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A CANOSA IL MIRACOLO DEL SACRO CUORE DI GESÙ

*di Pasquale Ieva - articolo apparso su "Il Campanile" Periodico di informazione e cultura n.2 anno XX del Marzo/Aprile 2014

Una perdurante siccità disseccava le campagne di Canosa, autentico motore economico del tempo. La storica carenza di acqua e la mancanza assoluta della pioggia stavano arrecando danni irreparabili alle colture. Le piante inaridite erano esauste, il terreno secco e increspato divenuto sempre più duro e compatto. L’aria, intanto, “impuzziva” i vicoli dell’antico quartiere e focolai di malaria e di tifo cominciavano a manifestarsi. Il «Corriere delle Puglie» scriveva la cronaca della domenica del 14 aprile 1912 così: «Verso le ore 20 di ieri sera, mentre una di quelle processioni si era fermata a pregare dinanzi alla statua del Sacro Cuore di Gesù, nella Cattedrale un giovanotto si infliggeva la disciplina con una pesante catena di ferro. Ad un dato momento alcuni dei presenti hanno visto un lampo ed hanno notato un movimento negli occhi della statua. Si è subito elevato un vero clamore gridandosi da tutti - Al miracolo, Al miracolo! -. La notizia si è diffusa in un baleno. È stato necessario prendere l’immagine dalla nicchia ed esporla al pubblico nella navata centrale, perché tutti avessero potuto constatare il movimento degli occhi, il quale si è ripetuto sempre fino ad ora tarda e si ripete tuttora. La cittadinanza è impressionata dal fatto anche perché ieri sera è caduta giù una discreta quantità di acqua e mentre scrivo una folla di 20mila persone fra uomini e donne col capo cinto di una corona di spine ed il corpo di una fune, gira nel paese portando processionalmente la statua miracolosa. Oramai la cittadinanza è alquanto rincorata: nelle ore pomeridiane di ieri e la notte scorsa abbiamo avuto delle piogge piuttosto abbondanti che ristoreranno senza dubbio le nostre campagne. Il cielo è ancora coperto di nubi, altra acqua avremo ancora, e certamente il paese sarà salvo da un’irreparabile rovina». Tra le centinaia di testimoni oculari, che assistettero all’evento miracoloso, qui di seguito i nomi solo di alcuni di essi: Felice Coppola, Gennaro Caracciolo, Tommaso Fontana, Mariuccia Colucci, Vincenzo Macchiarulo, Giovanni Sinesi, Enrico Moscatelli, Michele Bafunno, Pasquale Chiancone, Pasquale Ieva e la moglie Balzano Crescenza, Sabina de Fazio. Per “Grazia Ricevuta” molti donarono ex voto anche in argento, di cui alcuni sono ancora esposti nella cappella laterale sinistra della chiesa Cattedrale di San Sabino, a suggello del miracolo che si manifestò per “premiare” la fede e la devozione proprio al Sacro Cuore di Gesù, da parte della pia popolazione di Canosa.

Caricato il Thursday, 25 February 2016
Modificato il Thursday, 25 February 2016
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Sacra Spina, l’incontro col filosofo Savagnone

l ANDRIA. Oggi, mercoledì 24 febbraio, alle 19.30, presso la cattedrale di Andria, incontro con il prof. Giuseppe Savagnone. Si tratta del primo degli incontri quaresimali pensati dalla Commissione diocesana per la Sacra Spina, in preparazione all’at t e s o rinnovo del prodigio del Venerdì Santo, 25 marzo (prodigio che si verifica quando il Venerdì santo coincide con il giorno dell’Annunciazione).
Gli incontri quaresimali propongono testimonianze di fede offerte da laici e religiosi impegnati nei diversi settori della vita, volti noti e meno noti del panorama italiano, che proporranno una rilettura di quelle che sono le ferite di Cristo oggi, le spine presenti nella vita del mondo.
Il prof. Savagnone è filosofo e direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Cultura di Palermo ed interverrà sul tema “Nuove prospettive per un umanesimo in Gesù Cristo”, richiamando il recente Convegno Ecclesiale di Firenze ed il programma pastorale della Diocesi di Andria.
Nel suo volume “Quel che resta dell'uomo.
E' davvero possibile un nuovo umanesimo?” (Cittadella 2015) Savagnone propone u n’ampia riflessione sulla possibilità stessa di un umanesimo, in un tempo dove ormai da più parti viene negata l’idea di “natura umana”.

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Due anni di solidarietà alla mensa «Casa Francesco»

CANOSA. Le attività di “Casa Francesco”, che ebbero inizio il Mercoledì delle Ceneri di due anni fa, avevano, inizialmente, come obiettivo quello di offrire un pasto caldo a quanti ne avessero avuto bisogno, proprio il primo giorno di Quaresima.
Tale decisione poteva apparire paradossale alla luce di una tradizione precettistica poco attenta alla realtà sociale, ma evidentemente non lo era, visto che “la proposta del digiuno penitenziale è rivolta soprattutto a chi solitamente non lo fa, non a chi spesso è costretto a farlo perché vive nell’indigenza tutto l’anno”.
L’IMPEGNO -Per i volontari, occupati a preparare e servire il pasto caldo, era un modo concreto di impegnarsi, in quel giorno, a servizio dei più bisognosi.
La scelta di intitolarla a Papa Francesco fu determinata dalla possibilità di dare una risposta concreta alle sue continue sollecitazioni, tese ad esortare i cristiani ad essere “chiesa in uscita”, “ospedale da campo”, per andare incontro ai bisogni dei poveri.
DUE ANNI DI ATTIVITÀ - Da allora sono trascorsi due anni e sistematicamente, ogni sera, la mensa continua ad aprire i suoi battenti, per offrire il pasto caldo ormai a oltre sessanta persone, tra quelli che lo consumano in sala e coloro che preferiscono riceverlo a casa.
E’ uno sforzo non indifferente, se si pensa al fatto che non ci sono stati finanziamenti pubblici, ma che fin dal primo momento l’iniziativa è stata realizzata esclusivamente grazie a contributi di cibo o denaro di privati e nel totale anonimato. Che bell’esempio di solidarietà.
Le parrocchie hanno dato prova che si possono fare cose straordinarie se si lavora insieme, per ragioni condivise e per lo stesso obiettivo. I locali adibiti a mensa sono stati messi a disposizione dalle Suore Missionarie del Calvario, presso l’asilo “M i n e r va ”, le quali hanno rinunciato generosamente a un po’ della loro privacy per permettere le attività di “Casa Francesco”.
SEI GRUPPI DI LAVORO - Sono una cinquantina i volontari, organizzati in sei gruppi, che tutti i giorni assicurano il funzionamento della mensa: la preparazione dei pasti, la distribuzione del cibo in sala e la
pulizia degli ambienti.
Il sessanta per cento di coloro che usufruiscono dei pasti sono canosini, gli altri sono immigrati di varie nazionalità.
GLI INDUMENTI - Un altro servizio che offre “Casa Francesco” è la distribuzione di indumenti, effettuata il giovedì, presso gli ambienti della Caritas, annessi alla Cattedrale, mentre sono ancora occasionali le visite mediche e la distribuzione di farmaci. Si avverte la necessità di attrezzare anche delle sale per la prima accoglienza, per andare incontro a richieste di pernottamenti di emergenza.
PERNOTTAMENTI DI EMERGENZA - Purtroppo a Canosa non vi sono ancora strutture attrezzate per le emergenze che si presentano e alle quali si cerca di provvedere alla meglio, di volta in volta.
«Le idee non mancano e nemmeno l’entusiasmo per realizzarle; sicuramente “Casa Francesco” – annota mons. Felice Bacco, parroco della Cattedrale di San Sabino- è oggi un punto di riferimento per la città; con l’aiuto di persone di buona volontà, potrebbe ampliare e strutturare ancora meglio i servizi che offre». «Sicuramente - conclude - con l’aiuto della Provvidenza e nel segno della Misericordia, in questi due anni di vita pensiamo di aver percorso un buon tratto di strada insieme. Andiamo avanti».

Caricato il Tuesday, 22 December 2015
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PRESEPI VIVENTI, MUSICA LIVE E TEATRO PER UN NATALE NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETÀ....CANOSA LE INIZIATIVE ALLA PARROCCHIA DI SAN SABINO E ALLA SCUOLA MAZZINI

CANOSA. La magica atmosfera del Natale ha contagiato un po' tutti in questi giorni di attesa. Tante le iniziative nelle scuole ed anche nelle parrocchie.

Nel segno della solidarietà, la serata proposta dai giovani del gruppo parrocchiale della Cattedrale di San Sabino.

Sabato sera hanno realizzato uno show a tutto tondo, con canzoni, balli, musica live I'adattamento natalizio della commedia «Il fantasma del povero Piero. In scena sono andati i musicisti Walter Coppolecchia e Michele Pinnelli e le <>  Giulia Marinaro e Mariangela Pinnelli con brani non solo natalizi. Poi, per la commedia, sono arrivati anche Mariapaola e Marco Pistillo, Elena Metta, Fabio Grimaldi, Francesco Leone, Antonio Bucci, Morena Peloso, Martina Massa e Francesco Caporale. Gran finale con i più piccoli per uno show che i ragazzi, attraverso la lotteria, hanno voluto realizzare per raccogliere fondi per la mensa «Casa Francesco». 

Magia natalizia  anche  alla  scuola <lizzato dai bambini della scuola dell'infanzia. Musica in filodiffusione, scenografie a tema, costumi d'epoca e tanti personaggi hanno trasportato i visitatori in un villaagio palestinese di duemila anni fa, in una dimensione incantata brulicante di vita.

Il percorso prevedeva la visita a vari ambienti, ciascono dedicato ad aspetti della vita quotidiana dell'epoca: l'osteria, la bottega dei tintori, il negozio di frutta e verdura, la zona delle lavandaie, i pastori e la grotta.

La Dirigente dell'IC Mazzini-Bovio prof.ssa Grazia Di Nunno, ha espresso vivo apprezzamento per il lavoro delle docenti: Barbara Chiauzzi, Lucia Berardi, Alessandra Sardella, Sabina Samele, Mena Caputo, Enza Grimaldi, Riccardina Porro, Rita Forina, Linda di Fino, Nunzia Nuovo, Maria Cacciapaglia, Mimma Di Molfetta e Antonella Iacobone. 

Caricato il Thursday, 05 November 2015
Modificato il Thursday, 05 November 2015
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Visitatori e curiosità per «Panis Cotidianus»...Canosa Museo Dei Vescovi

CANOSA. Anche a Canosa si parla, in questi giorni ( e si continuerà a farlo sino alla fine del mese di gennaio prossimo), di alimentazione. Se ad Expo Milano 2015 il tema è stato svolto attraverso la rappresentazione di un viaggio irripetibile tra i popoli arrivati da lontano per offrire i loro cibi, le loro culture, le loro tradizioni, i loro spettacoli, nel Museo dei Vescovi “Mons. Francesco Minerva ”, l’argomento viene trattato, rimanendo sempre nell’ambito culturale, sotto l’aspetto dell’alimentazione nell’antichità a “Canusium ”.

La mostra è, appunto, intitolata: “Panis Cotidianus: Approvvigionamenti ed alimentazione nella Canosa antica”.

Una iniziativa che ha ottenuto il gradimento di moltissimi visitatori, che in questi primi giorni di apertura hanno pazientemente atteso il loro turno, in fila, per entrare nelle sale espositive del Museo.

È una mostra che nasce dal desiderio di approfondire una tematica di estremo interesse e di estrema curiosità, quale il cibo nell’antichità. Alimentazione e cultura archeologica; un connubio sicuramente interessante, condito da varie curiosità che il visitatore potrà apprendere attraverso i contenuti multimediali e stando al cospetto di reperti selezionati per questo specifico argomento.

L’esposizione presenta “Canusium ”, città sede del governatorato romano, della Prefettura, delle lane dell’Impero, avente circa 50mila abitanti e quindi il quintuplo di Pompei, che ebbe la fortuna di avere un navale di estrema importanza sull'Adriatico, un corso fluviale navigabile, dei poderosi magazzini di stoccaggio (horrea) e delle zone di smistamento urbano delle merci e dei prodotti agricoli provenienti dall’agro.

Dove sono andati a finire questi immensi edifici? Quanto si sa sulla produzione agricola, pastorale ed alimentare a Canosa tra l’epoca italico-greca e l’epoca romana? Alcuni di questi interrogativi, inseriti in un ampio raggio di ricerche generali, curate dall’archeologo Sandro Sardella e dall’antichista Valentina Pelagio, sotto la direzione di mons. Felice Bacco, sono stati sciolti attraverso un documentario, alcune ricostruzioni grafiche e componendo un antico ricettario, quest’ultimo basato su di una ricerca nata in seno alle antiche tradizioni culinarie locali.

Attraverso l’ausilio di supporti informatici, sarà possibile scaricarsi gratuitamente i contenuti della mostra: dai pannelli ad un interessante ricettario, in cui sono riproposte ricette antiche da reinterpretarsi in chiave moderna, ma tramite l’ausilio di ingredienti millenari. La mostra sarà, durante il tempo espositivo, arricchita dalla presentazione del catalogo e da una degustazione di particolari sapori locali, ricostruiti attraverso antiche ricette. La cucina tradizionale canosina e murgese, riscoperta attraverso alcuni ingredienti chiave, dal dolce al salato, rivelano antichissimi collegamenti con cucine greche, nord africane e italiche. I reperti archeologici, tutti appartenenti alla collezione privata del Museo, sono stati accuratamente selezionati per tipologia e decorazione, dal V secolo avanti Cristo all’epoca romana, creando un percorso didattico che, dalla ceramica da cucina, portava a quella simposiale. Alcune monete e pesi rivelano le rotte commerciali dei vari prodotti canosini esportati ed importati, legati a centri come Arpi, Salapia, Metaponto, Napoli o l’area greca; delle delicatissime tesserine di piombo decorate, ricordavano la pratica fondamentale della distribuzione gratuita del pane, effettuata dalla Prefettura dell’Annona, presente a Canosa nel tempio di Giove Toro, di cui è esposto un modello ricostruttivo.

Gli orari di visita sono dal martedì al sabato dalle 10 alle 12.30 e la domenica dalle 20 alle 22. Per ulteriori informazioni, visitare il sito www.museodeivescovi.com come il profilo facebook Museo dei Vescovi “Mons. Francesco Minerva”.

dalla Gazzetta del mezzogiorno del 3 novembre 2015 [antonio bufano]

Caricato il Friday, 30 October 2015
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Il «Campanile» e il «Campanilino»

CANOSA - Giunto ormai al 22esimo anno di pubblicazione, il periodico cittadino “Il Campanile”, edito dalla cattedrale san Sabino, esce con un nuovo inserto per bambini: Il “Campanilino”. E’ il terzo numero del giornale che contiene l’inserto per i bambini: interviste, inchieste corredate da foto e disegni, tutto interamente realizzato dalla

fantasia e l’impegno dei bambini. “Il Campanile” è ormai da diversi anni un punto di riferimento per la città: nessun periodico cittadino può vantare tanti anni di pubblicazione e un interesse crescente tra la gente, che ne apprezza l’equilibrio e il grande legame con la comunità ecclesiale e la sua storia. Il periodico, nella sua lunga vita, ha visto l’avvicendarsi di centinaia di firme, con alcuni giovani che hanno poi intrapreso la carriera giornalistica, diventando anche, in alcuni casi, professionisti affermati.

“Il Campanile” viene anche pubblicato on-line su canosaweb, sul sito ufficiale della cattedrale (sansabinocanosa.it) e sul portale ufficiale della Diocesi di Andria (diocesiandria. org). Nell’ultimo numero, tra gli altri articoli: una riflessione del vescovo mons. Raffaele Calabro sulla Misericordia, uno sulla scuola buona?!, inchiesta sugli ori di Canosa e tante notizie legate alla città.

dalla Gazzetta del mezzogiorno del 28 ottobre 2015 [antonio bufano]

Caricato il Friday, 30 October 2015
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Ecco il centro «Casa Francesco» i volontari in prima linea.....CANOSA LA MENSA COMUNE SI AVVIA AL SECONDO ANNO DI ATTIVITÀ. SESSANTA I PASTI CALDI OFFERTI OGNI GIORNO

CANOSA. Il centro di solidarietà “Casa Francesco” si avvia, così come abbiamo riferito nei giorni scorsi, a compiere il secondo anno di attività. Si tratta di una mensa comune che offre tutte le sere il pasto caldo ad una sessantina di persone e che non gode di nessun finanziamento pubblico, ma solo di libere donazioni di cibo.

Volontari sono anche tutti coloro che operano per il funzionamento della “casa”: chi prepara il cibo, chi lo serve a tavola e chi lava ambienti e stoviglie.

La solidarietà, quando è autentica e disinteressata contagia, perché oggi è importante ( e succede anche a Canosa) essere credibili agli occhi della gente, che non è insensibile quando vede operare in maniera gratuita. Non può passare inosservato un ultimo gesto che ha arricchito la mensa, riempiendo soprattutto la dispensa: la ditta “Pa s t o re ” di Casamassima, che ha vinto l’appalto di ristorazione nelle mense scolastiche di Canosa, si è impegnata a rifornire la mensa di “Casa Francesco” alla fine di ogni settimana, con quanto ha a disposizione.

E’ un bellissimo gesto, che riteniamo vada sottolineato, perché, nonostante i fatti di cronaca che ogni giorno riempiono le pagine dei giornali ed i notiziari delle tv, non si può fare a meno di riconoscere che c’è ancora, evidentemente, chi, senza alcun interesse, si mostra sensibile alla solidarietà e alla condivisione. Siamo sicuri che non sarà un gesto isolato, ma che prevarrà la logica dell’imitazione del bene.

La mensa di “Casa Francesco”, che si avvale della disinteressata disponibilità di tanti volontari, rappresenta un conforto per il corpo e per lo spirito. E’ una pausa quotidiana in un ambiente accogliente e piacevole, l’opposto di quello in cui, chi si trova in

una situazione di disagio socio-economico e di emarginazione, vive tutto il giorno. Primo, secondo, contorno, frutta e cordialità. Tutto compreso.

Immigrazione, impoverimento, difficoltà per anziani e pensionati soli: questi i volti della povertà attuale, che nella mensa di “Casa Francesco” siedono fianco a fianco. Si scambiano le loro esperienze e si sorridono.

Caricato il Saturday, 24 October 2015
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La «Via Crucis» concluderà la peregrinatio della Sacra Spina

CANOSA. Termina con una via crucis nella parrocchia di Gesù Liberatore la “pere grinatio” della Sacra Spina a Canosa: per dieci giorni è stata venerata in tutte le parrocchie della città, coinvolgendo diverse migliaia di persone. 

Accolta solennemente sabato scorso dalle comunità parrocchiali riunite davanti alla Rettoria dell’Immacolata, la reliquia è stata portata in processione, prima in cattedrale, poi in tutte le parrocchie. Oltre ai fedeli delle comunità, la sacra spina è stata venerata anche dagli studenti delle diverse scuole, che hanno anche guardato un video sulla storia della reliquia e la documentazione del prodigio che si è verificato il 25 marzo del 2005, giorno che coincideva con il venerdì santo. 

Il video ha suscitato stupore e grande curiosità negli studenti, i quali hanno posto ai loro insegnanti di religione domande sulla storia della spina e sul senso del miracolo; interrogativi legati alla fede e
alle problematiche ad essa connesse. “Sicuramente per chi crede, come scriveva un grande scrittore, i miracoli – ha evidenziato mons. Felice Bacco, parroco della Cattedrale San Sabino - non sono necessari, mentre per chi non crede non bastano per credere.
Di certo la “peregrinatio” della Sacra Spina a Canosa è stata una grande opportunità per tutti coloro che l’hanno venerata, per riflettere sulle ragioni della fede e per meditare sulla passione di Gesù Cristo”.
Martedì 27, alle 19, ci sarà, presso la chiesa di Gesù Liberatore, una via crucis con la partecipazione di tutte le parrocchie, quindi la preziosa reliquia sarà riconsegnata alla cattedrale di Andria.
La comunità di Canosa attenderà, fiduciosa, con l’intera diocesi il 25 marzo prossimo, venerdì della settimana santa, l’appuntamento con il possibile prodigio.


Tratto dalla Gazzetta del mezzogiorno del 23 ottobre 2015.....di ANTONIO BUFANO

Caricato il Monday, 28 September 2015
Modificato il Monday, 28 September 2015
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CANOSA LA LOTTA ALLE POVERTÀ....Parrocchie in prima linea per aiutare i meno fortunati.

A diciotto mesi dall’apertura, “Casa Francesco” supera i ventiduemila pasti offerti. Grande la soddisfazione da parte di tutti i volontari (oltre cinquanta), innanzitutto per aver garantito la fruizione del servizio anche per tutto il periodo estivo e per il significativo numero di pasti serviti quotidianamente.

“Casa Francesco” nasce dalla iniziativa di tutte le parrocchie di Canosa, per rispondere ad una necessità crescente in città e per offrire una possibilità concreta di servizio alle tante persone di “buona volontà” che con grande generosità hanno deciso di mettere al servizio del prossimo parte del loro tempo.

La mensa offre tutte le sere oltre cinquanta pasti (il primo, il secondo, il contorno e la frutta), di cui una parte da asporto, per garantire l’anonimato di quanti preferisco consumarlo in famiglia e l’altra in sala. Oltre alla disponibilità di coloro che operano nella mensa, va riconosciuta la generosità di tanti privati ed enti che provvedono a rifornire gli alimenti, in maniera discreta e continuativa. Degli utenti che usufruiscono di questo servizio, segnaliamo una buona presenza di italiani e un terzo di “mig ranti”, soprattutto provenienti dall’est. Bisogna riconoscere anche l’apporto significativo proveniente dalla Fondazione “Oasi Minerva” e dalla Caritas diocesana, che contribuiscono alle molteplici necessità della mensa.

“Un doveroso ringraziamento anche ai volontari dell’Oer per il quotidiano servizio di vigilanza che offrono per garantire l’ordine e la sicurezza. Possiamo dire –osserva Giovanni, uno dei responsabili- che la scommessa sulla realizzazione e il funzionamento di “Casa Francesco” è stata sicuramente vinta, a dimostrazione del fatto che quando si uniscono le forze e si lavora in sinergia,

i risultati non mancano”. E sono risultati che si collocano in u n’area che si può definire di primo intervento, in quanto sono servizi che soddisfano un bisogno primario di vita e offrono la possibilità di un piatto caldo a persone che versano in gravi condizioni di disagio economico, familiare e sociale e che temporaneamente non riescono a provvedervi personalmente.

“Casa Francesco” rappresenta, al meglio, il generoso impegno dei privati nella realizzazione di una iniziativa di pubblica utilità, senza alcun interesse o tornaconto personale. Da questo punto di vista l’opera appare rivoluzionaria in una città come Canosa, in cui l’interesse personale prende spesso il sopravvento sulla virtù morale della solidarietà. Infatti, grazie ai tanti volontari e benefattori, che, con amore e generosità, hanno reso possibile il suo funzionamento, la mensa non è un puro refettorio, ma uno spazio dove ciascun ospite vive il calore di una vera famiglia.

Caricato il Wednesday, 23 September 2015
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Museo dei vescovi, superata la quota dei 29mila visitatori

lCANOSA.L’estate è oramai finita tra alti e bassi di flussi turistici, che, tuttavia, sempre più scelgono tappe vicine ad aree archeologiche, monumentali e culturali. Il bilancio del turismo “via g giante” di Canosa, solitamente concentrato all’andata o al ritorno da mete marittime salentine, ha segnato una media abbastanza buona. Piacevolmente si è assistito alla presenza per due o tre giorni consecutivi di piccoli nuclei di turisti d’o l t r a l p e, affascinati dal patrimonio canosino.

In questa parentesi, il Museo dei Vescovi ha festeggiato il superamento dei 29mila visitatori dalla sua inaugurazione, con visite istituzionali, eventi culturali di spessore, mostre di pittura e pubblicazione di cataloghi. Infatti, l’estate appena conclusa ha visto collaborazioni importanti con case d’aste internazionali, collezionisti privati locali e da tutta Italia, che hanno arricchito le dodici sale espositive del Museo con capolavori archeologici e artistici.

A partire dalla preziosa collezione archeologica del dott. Sabino Trotta, che si connota come simbolo di un gesto evergetico di

primo piano, in un periodo di forti tensioni per il trasferimento forzato di reperti di scavo ufficiale da Canosa nel deposito della Soprintendenza di Canne della Battaglia. Preziose opere, provenute dalla Casa d’Aste Sotheby’s e facenti parte di una blasonata collezione privata hanno caratterizzato mostre ed eventi: dalla “Imbalsamazione di Cristo” di Domenico Morelli, al disegno di Raffaello Sanzio per la Scuola di Atene, alla “Giovane in preghiera” di Tiziano Vecellio, ammirati da oltre duemila visitatori, che hanno richiesto una permanenza delle opere oltre il periodo consentito.

Difatti, per “la Giornata del Patrimonio” l’opera di Tiziano è stata ancora in mostra nella “Sala della quadreria”. Una collaborazione

sentita ed importante è stata quella con la Pinacoteca Corrado Giaquinto di Bari ed il Banco di Napoli, che hanno reso possibile una permanenza della Pala di Giovanni Boccati da Camerino, “San Sabino e Totila”, opera del 1473-5, dal 9 febbraio al 10 di agosto scorsi, attirando oltre 3.500 visitatori. Alla mostra è seguito un importante convegno, patrocinato dalla Confindustria, con la presenza di Giuliano Volpe, in cui si è parlato della importantissima compartecipazione del privato nella gestione, valorizzazione e fruibilità del patrimonio pubblico. La croce d’avorio, pezzo di pregevole ed unica arte glittica alto medievale è stata oggetto di studi e di tesi di laurea, con provenienze registrate anche da San Pietroburgo e Parigi. Non per ultima, la partecipazione del Museo dei Vescovi ad eventi pubblici e privati, anche su Roma. Una estate, tuttavia, con eventi di grande importanza: dalla mostra archeologica “Panis Cotidianus”: alimentazione ed approvvigionamenti nella Canosa antica, ricca di comparti interattivi e in linea con Expo 2015; la personale della nota pittrice Gabriella Sernesi, dal nome Itaca: ritorno alle radici; una esposizione di ritratti di personaggi famosi; una esposizione sulla pittura metafisica italiana dal 1940 al 1970.

Non per ultimo, questa estate ha visto la pubblicazione del primo catalogo d’arte del Centro Studi e Ricerche Museo dei Vescovi

Sezione Arte, dedicato al pittore iper realista Michele Ficarazzo. Una estate e un immediato bimestre, quindi, ricco di eventi ancora in corso, che precederà i mesi invernali, inaugurati dalla registrazione di una puntata di un noto programma televisivo. Alla ricerca costante del “Bello Artistico e Culturale” da condividere come bene collettivo, è l’o b i e t t ivo del team dei curatori Sandro Sardella, Valentina Pelagio e Michela Cianti, diretti da mons. Felice Bacco, impegnati costantemente nell’obbiettivo di delocalizzare la struttura museale, facendone sempre più non semplicemente il Museo dei Vescovi, ma il Museo di Canosa, custodi della sua millenaria storia, messa sempre modestamente a confronto con la grande Cultura italiana.

Caricato il Friday, 31 July 2015
Modificato il Friday, 31 July 2015
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La collezione Trotta al Museo dei Vescovi... L’ESPOSIZIONE DA OGGI ALL’INTERNO DELLE SALE ARCHEOLOGICHE

Da venerdì 31 luglio, la Sala Archeologica del Museo dei Vescovi, cambierà momentaneamente veste per lasciare spazio ad una esposizione dal sapore propositivo, in questo momento di forte dibattito tra il pubblico e il privato: la Collezione Archeologica della famiglia Trotta.
Si tratta di una ex collezione privata che s’inserisce a pieno nell’ambito delle miriadi di collezioni private dei cittadini canosini, più o meno ricche ed importanti. I pezzi esposti, in numero 71, già noti alla Soprintendenza Regionale, furono ereditati dalla famiglia del dott. Sabino Trotta, ma provenivano da una precedente raccolta, sempre familiare, dei primi del Novecento, antecedente il DL 1089/1939.
Si tratta di pregevoli reperti del periodo geometrico dauno ed ellenistico, con predominanza etnica autoctona. 
Tra i pezzi di pregio, è presente una tipologia di volto, del tipo universalmente riconosciuto come Alessandro Magno, di piccole dimensioni.
L’importanza di questa collezione, non risiede semplicemente nei reperti, ma nel gesto compiuto dalla famiglia del dott. Sabino Trotta, di aver voluto cedere e donare i pezzi in questione al Museo dei
Vescovi. Sede sempre più comprovata a narrare la millenaria storia della città di Canosa, il Museo si identifica sempre più, anche come sede espositiva di opere d’arte ed archeologiche.
Un Bene Culturale restituito alla Città e alla Comunità degli studiosi è una occasione sempre gradita e necessaria alla sopravvivenza stessa delle Sedi Museali nazionali. In tal senso la collaborazione tra Istituzione Pubblica e privato, rappresenta un connubio fondamentale ed altamente dibattuto nelle migliori sedi universitarie.
L’esposizione è stata patrocinata dal Comune di Canosa di Puglia e sostenuta dall’IDAC, nell’ambito delle iniziative estive e culturali al Museo dei Vescovi. L’operato diplomatico è stato condotto dal direttore del Museo Mons. Felice Bacco e l’esposizione è stata curata dall’archeologo Sandro Giuseppe Sardella, dall’antichista Valentina Pelagio e realizzato dalla event planner Michela Cianti.
L’esposizione sarà resa fruibile da venerdì 31 luglio ore 20.00 per tutto il periodo delle iniziative estive.

Caricato il Friday, 31 July 2015
Modificato il Friday, 31 July 2015
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CANOSA.Via alla festa patronale in onore di San Sabino

CANOSA.Via alla festa patronale in onore di San Sabino (1° agosto) e dei copatroni Sant’Alfonso (2 agosto) e Madonna della Fonte 5 agosto), organizzata dall’instancabile Comitato feste patronali.

Il programma religioso prevede oggi, una occasione unica, che dovrebbe acquisire il buon sapore della tradizione: una fiaccolata che si svolgerà dalle 20, dedicata al Vescovo Sabino. Per il primo anno la fiaccolata prevede l’esposizione pubblica della reliquia del Santo, dal sito archeologico di San Pietro alla Cattedrale di San Sabino. «Potremo definirla una rievocazione, permeata di cultualità, che permetterà a tutti di rivivere i momenti della scoperta e traslazione del corpo di San Sabino, avvenuta il 31 luglio dell’anno 800, proprio nel sito di San Pietro, antichissima basilica e prima Cattedrale di Canosa, edificata dallo stesso Vescovo Sabino nella metà del VI secolo d.c. sottolinea mons. Felice Bacco, parroco della Cattedrale - Luogo della prima sepoltura del Santo, oggi sito archeologico d’importanza nazionale per la scoperta del paleocristiano in Puglia, questa sera non sarà più semplicemente un sito storico, riemerso grazie ai lavori archeologici condotti dal Prof. Giulio Volpe dell’Università di Foggia, ma un luogo di tradizione millenaria, dov’è accaduta la riscoperta del corpo del Santo, già meta di pellegrinaggi e l’inizio di una tradizione di festività che si perpetua ancora oggi, anche se in maniere e misure diverse. L’evento è stato reso possibili grazie alla concessione e disponibilità dei proprietari del sito, alla collaborazione di Antonio Bucci, di Donato Turturro e della ditta Ecolife. Il percorso che sarà svolto in fiaccolata, altro non sarà che quello svolto nel momento della scoperta, come ricorda la fonte autorevole storica dell’Anonimo Canosino, passando per l’antico tragitto che un tempo oltrepassava il sito di un antico convento dedicato a San Quirico ed entrava nello spazio urbano antico, in direzione della sede della Basilica attuale, dedicata a San Sabino nel 1101 dal Pontefice Pasquale II e tempio decretato a conservarne la memoria storica e cultuale». L’inizio della fiaccolata, sarà in vico San Pietro, zona Murgetta, traversa interna di via Imbriani, dalle 20. Stasera, in piazza Vittorio veneto, alle 21, concerto di «Simply The Red», cover band canosina dei Simply Red. Domani, 1° agosto, celebrazione eucaristica solenne in cattedrale, alle 11, con il vescovo mons. Raffaele Calabro e tutti i sacerdoti della città. Alle 19.30, la processione dei simulacri dei patroni. Alle 21, nella villa comunale, concerto del gruppo bandistico «Verdi» diretto dal maestro Pino Lentini; alle 24, lo spettacolo pirotecnico in via San Leucio. Domenica, 2 agosto, dalle 9, la «Coppa San Sabino » (riferiamo in altro articolo, ndr) e, alle 21, il concerto di Ottavio De Stefano. Il 5 agosto, alle 20, celebrazione eucaristica nell’area archeologica di San Giovanni e fiaccolata.

Caricato il Sunday, 14 June 2015
Modificato il Sunday, 14 June 2015
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…E A CANOSA SI PARLA DEL POLITTICO MA ANCHE DI FINANZA E CULTURA.

Un convegno Confindustria su Boccati da Camerino

«IL RE, IL VESCOVO E LA CITTÀ» (XIV SEC.) È L’OPERA DEL PITTORE ESPOSTA NEL MUSEO DELLA CATTEDRALE

dalla gazzetta del mezzogiorno del 12 giugno 2015 di A. Bufano…riprendiamo e pubblichiamo

Organizzato dalla Confindustria Bari e Bat (area organizzazione e marketing, brand ed eventi), in collaborazione con l’associazione «Imprenditori d’arte e cultura» di Canosa e con il patrocinio del «Museo dei Vescovi mons. Francesco Minerva», della Concattedrale Basilica di San Sabino e del Comune di Canosa, si terrà domani, con inizio alle 10, nella Cattedrale di Canosa, il convegno sul pittore del Rinascimento italiano, Giovanni Boccati da Camerino, di cui è esposta nella sala della Quadreria del Museo una preziosa opera. «Il Re, il Vescovo e la Città. Giovanni Boccati da Camerino » è il titolo dato al convegno, che sintetizza la raffigurazione del polittico di Giovanni Boccati (XIV sec.). È papa San Gregorio Magno che, parlando di San Sabino, vescovo di Canosa, racconta di quattro episodi particolarmente importanti della sua vita: tra questi, l’incontro con il re Totila, il quale, constatata la santità del vescovo canosino e delle sue doti profetiche, risparmia Canosa dalla distruzione. La tavola che racconta questo episodio, una delle quattro, è ora custodita nel Museo dei Vescovi di Canosa ed è di proprietà della Banca Intesa Sanpaolo.

Nella tavola è raffigurato Totila, che porge un calice di vino a San Sabino, e dalla finestra si vede uno squarcio della città: ecco quindi il re, il santo, la città.

«Canosa – ha detto mons. Felice Bacco - ha bisogno di credere ancora di più nelle sue potenzialità, soprattutto nella ricchezza del suo patrimonio culturale che, paradossalmente, rischia di diventare un ulteriore aggravio, se non si creano le condizioni perché dia risultati in termini di sviluppo e di economia. Ecco perché al tavolo siederanno, insieme, personalità che rappresentano sia il mondo dell’arte e della cultura, come anche i rappresentanti di una importante Banca, molto presente sul territorio, e gli imprenditori».

Al convegno parteciperà Filomena Maria Sardella, già soprintendente ai Beni artistici a Bari, direttrice di Palazzo Reale e Castel dell’Ovo a Napoli e curatrice di mostre di livello internazionale. A lei spetterà l’analisi storica ed artistica del frammento ell’opera del Boccati; mentre alla tavola rotonda, dal titolo «Finanza, Cultura e Territorio», relazioneranno il dott. Sergio Fontana, in  ualità

di presidente zona territoriale Bat Confindustria Bari e Bat, il dott. Michele Di Gennaro, direttore commerciale della Banca Intesa San Paolo ed il dott. Antonio Denunzio, direttore responsabile «Unità beni archeologici e storico-artistici» della Banca Intesa San Paolo.

La conclusione sarà affidata al prof. Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore per i Beni culturali e paesaggistici del Mibact. A porgere i saluti saranno mons. Felice Bacco, parroco della Cattedrale di San Sabino e l’architetto Giuseppe Matarrese, associato «Idac». Modererà il giornalista Leonardo Zellino. «Oggi, si ripete continuamente, è necessario - ha sottolineato il dott.

Sergio Fontana- lavorare in rete e creare le premesse per lavorare maggiormente in sinergia: questo è quello che si vuole costruire attraverso questo convegno. Intendiamo rilanciare, anche, la consapevolezza che la cultura ha uno straordinario ritorno in sviluppo, e quindi favorisce pure la crescita economica di un territorio».