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Caricato il Saturday, 20 September 2014
Modificato il Saturday, 27 September 2014
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La parola della domenica XXV del tempo ordinario (Anno A) - 21 Settembre 2014

Carissimi Amici,

in questa domenica Gesù ci svela quanto la sua logica sia diversa dalla nostra e la superi.
Nella sua vigna c’è spazio per tutti e ogni ora può essere quella giusta. Così come ogni nostra situazione di vita deve essere la vigna che ci è affidata per curarla e metterla in grado di portare molto frutto e questo non per rinchiuderci egoisticamente in un ambito ristretto ma per riconoscerci, a partire dal concreto dell’esistenza, “lanciati sulle frontiere della storia”, per essere cioè veri evangelizzatori e missionari. Siamo tutti pronti a riconoscerci tra gli operai che hanno accettato l’invito della prima ora, ma quale potrà essere la chiamata che il Signore ci riserva per l’ultima ora, per la sera della nostra vita? La vita cristiana non si può organizzare su una contabilità di dare e avere rispetto a Dio, ma sulla sua grazia e i suoi doni che ci precedono sempre. Davanti al nostro egoismo, Dio manifesta la sua grande generosità. Riconoscersi tra i chiamati alla salvezza deve significare renderci disponibili ad accogliere ogni chiamata, anche la meno gratificante, la più difficile, la più dolorosa, e a gioire quando i più lontani si aprono alla salvezza.

 Santa Domenica a tutti

Caricato il Saturday, 13 September 2014
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La parola della domenica XXIV del tempo ordinario (Anno A) - 14 Settembre 2014

Carissimi Amici,

spero abbiate avuto il tempo per un pò di sano riposo, necessario per ritemprare non solo il corpo ma anche l’anima.

In questa XXIV domenica del Tempo la Chiesa celebra la Festa dell’esaltazione della Santa Croce. La Croce esprime il senso profondo dell’essere cristiano. La festa odierna ci fa conoscere un aspetto che solo il cuore di Dio poteva rivelarci: la ferita provocata dal peccato e dall’ingratitudine dell’uomo diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d’amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza, e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo. La morte, la malattia, le molteplici ferite che l’uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola creatura, un’occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio. Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria (che domani celebreremo con il titolo di Addolorata) ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d’amore e seme di gloria per ciascuno di noi.

Ti guardiamo, Gesù Crocifisso, e leggiamo nei tuoi occhi tutto l’amore del Padre. Ti guardiamo, Gesù Crocifisso, e nel tuo cuore squarciato trova rifugio il nostro cuore. Ti guardiamo, Gesù Crocifisso, e in quelle braccia inchiodate ad una croce percepiamo l’abbraccio paterno, amorevole e misericordioso di Dio, che Tu ci hai rivelato.

Caricato il Saturday, 30 August 2014
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La parola della domenica XXIII del tempo ordinario (Anno A) - 7 Settembre 2014

Carissimi Amici,

nella pagina del Vangelo di questa XXIII domenica del tempo ordinario vengono riferite alcune parole o sentenze, così come furono autenticamente pronunciate da Gesù. Esse sono poste all’interno del discorso elaborato da Matteo sul modo di comportarsi dei cristiani in seno alla comunità. Per comprenderlo, questo discorso deve essere collegato alla frase conclusiva della sezione precedente, in cui si afferma: “Dio non vuole che neppure uno di questi piccoli si perda”. È un monito a chi dirige la comunità, di non escludere nessuno, senza prima aver tentato ogni mezzo per correggerlo dal suo errore o dal suo peccato. Niente, infatti, è più delicato della correzione fraterna. La regola data da Cristo per la vita e la conduzione della comunità è quella di tenere presente la gradualità del procedere. Ognuno deve lasciarsi guidare dalla preoccupazione di salvaguardare, con ogni cura, la dignità della persona del fratello. Il primato è dato, perciò, alla comunione. Deve essere salvata ad ogni costo, perché la comunione è tale solo se mette in opera ogni tentativo atto a convertire il peccatore. Se il fratello persiste nell’errore, non sarà il giudizio della comunità in quanto tale a condannarlo, bensì il fatto che lui stesso si autoesclude dall’assemblea dei credenti. Così avviene. Per esempio, nella scomunica pronunciata dalla Chiesa; essa non fa altro che constatare una separazione già avvenuta nel cuore e nel comportamento di un cristiano.

Sia il nostro vivere da cristiani attento ad ogni fratello che Dio ci mette accanto, perché con il consiglio e mai con il giudizio (che spesso prevale nei confronti degli altri) possiamo fare in modo che (come dicevamo prima) “neppure uno di questi piccoli si perda”.

Santa domenica a tutti

Caricato il Saturday, 30 August 2014
Modificato il Sunday, 07 September 2014
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La parola della domenica XXII del tempo ordinario (Anno A) - 31 Agosto 2014

Carissimi Amici,

in questa domenica continuiamo la lettura del vangelo della scorsa domenica dove Gesù dopo aver chiamato Pietro “beato” per aver riconosciuto in lui il “Cristo, il Figlio del Dio vivente”, quest’oggi lo chiama Satana: “Va dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Pietro scopre così la vera identità di Gesù. Egli fa l’incredibile scoperta che questo carpentiere di Nazaret non è altro che il Cristo, l’unto di Israele, la realizzazione dell’attesa, lunga duemila anni, del suo popolo. Ma Pietro interpreta la missione di Gesù in termini politici. Gesù ben se ne rende conto e spiega che tipo di Messia sarà: andrà a Gerusalemme per soffrire, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno. Ciò è troppo per Pietro: nel suo spirito, l’idea di sofferenza e l’idea di Messia sono semplicemente incompatibili fra loro. “Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Se Pietro potesse solo rendersene conto, sarebbe pervaso dalla gioia! Il Messia, che si sarebbe immerso nella sofferenza, che avrebbe incontrato l’ostilità degli uomini e che avrebbe subito tutte le conseguenze dell’ingratitudine secolare di Israele verso il Dio dell’Alleanza, era proprio lì! Davanti a lui c’era finalmente colui che avrebbe sconfitto Satana in uno scontro decisivo e che avrebbe, in questo modo, portato a compimento il piano divino di salvezza per l’umanità. Poiché Pietro “cominciò a protestare dicendo: Dio te ne scampi, Signore, questo non ti accadrà mai”, Gesù gli disse: “Lungi da me, satana!

Nella nostra tendenza innata a resistere a Dio, noi deformiamo la sua immagine, ci rifiutiamo di lasciare che Dio sia come vuole essere. Il nostro Dio è troppo piccolo, troppo fragile e troppo limitato, mentre il Dio di Gesù Cristo è letteralmente troppo bello per essere vero. Gesù si affretta a percorrere la via che porta a Gerusalemme per svelarcelo sulla croce. Sulla croce, infatti, Gesù rivelerà l’ultimo ritratto di Dio nel dramma della misericordia che vince il peccato, dell’amore che supera la morte e della fedeltà divina che cancella il tradimento. Chi avrebbe mai immaginato, sia pure in sogno, che Dio sarebbe intervenuto nella nostra storia in questo modo? Sfortunatamente, per molti, Gesù è davvero troppo bello per essere vero. “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!” disse Gesù un giorno alla Samaritana (Gv 4,10).

Sia questa anche per noi, cari Amici, l’immagine di Dio da imprimere nei nostri cuori: un Dio che pazzo d’amore per l’uomo e per salvare l’uomo  subisce la “follia della Croce”

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La parola della domenica XXI del tempo ordinario (Anno A) - 24 Agosto 2014

Carissimi Amici,

 In questa XXI domenica del tempo ordinario, Gesù pone una domanda ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”; le risposte date  a questo interrogativo rispecchiano le diverse teorie e  riguardo Gesù diffuse nella loro cultura. Se la stessa domanda fosse posta da Gesù oggi, le risposte sembrerebbero forse più colte, ma sarebbero molto simili. Invece di evocare Elia, Giovanni Battista o Geremia, si evocherebbero forse i risultati di ultimi studi o sondaggi (ai quali la società di oggi ci ha abituato). Possiamo immaginare che Gesù ascolterebbe gentilmente, forse sorridendo. Poi però giunge da parte Sua la vera e propria domanda: “Voi chi dite che io sia?”. A questo punto non possiamo più rifugiarci dietro ad opinioni di altri, siano essi teologi o conduttori di dibattiti televisivi. Gesù vuole la nostra risposta personale. Dobbiamo prendere posizione personalmente nei suoi confronti.  È quello che succede con l’atto di fede. Gesù lancia una sfida a ogni uomo e a ogni donna direttamente e personalmente: “Tu, chi dici che io sia?”. La nostra risposta, cari amici,  possa essere quella di Pietro: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. La nostra risposta possa essere quella della Chiesa, che fu fondata da Cristo su Pietro come su una pietra, affinché il “credo” diventasse un “crediamo”: Crediamo in Dio, Padre onnipotente..., in un solo Signore Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio..., per opera dello Spirito Santo... incarnato nel seno della Vergine Maria. È questa la nostra fede; è questa la bellezza di essere cristiani gioiosi e credibili del Cristo Risorto.

 Santa domenica a tutti.

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La parola della domenica XX del tempo ordinario (Anno A) - 17 Agosto 2014

Carissimi Amici

In questa domenica ci troviamo dinanzi al racconto evangelico della donna Cananea che impetra da Gesù la guarigione della figlia. Dal racconto dell’evangelista Matteo emerge l’immagine di Dio che viene a noi, ma noi non sempre gli andiamo incontro. Egli si manifesta in molti modi diversi, ma non sempre viene riconosciuto e accolto dal suo popolo. A volte, tuttavia, viene accolto in luoghi e modi sorprendenti. Nel Vangelo di oggi, vediamo Gesù partire verso un luogo inatteso: la regione fra Tiro e Sidone, abitata da pagani. Il suo arrivo non passa inosservato: gli va incontro (come accennavo prima), una donna cananea, una donna che non apparteneva al popolo di Israele. La donna è spinta verso Gesù dai suoi bisogni, non dalla fede. Quali siano i suoi bisogni e quali quelli della figlia è chiaro, tanto più che la donna li esprime a gran voce, con una violenta insistenza: implora la pietà di Gesù, grida perché egli la aiuti e, soprattutto, non desiste. La donna, tuttavia, non esprime solo e soprattutto i propri bisogni: riconosce, infatti, Gesù come Signore, come figlio di Davide. Il suo grido di disperazione si purifica così diventando preghiera. Del resto, quando a Messa diciamo o cantiamo: “Signore, abbi pietà”, non ripetiamo, in un certo senso, le parole e la venerazione della donna cananea? Gesù è uomo di incontri. Incontri che trasformano. Lasciamoci trasformare anche noi dall’incontro con Lui in ogni eucaristia che celebriamo.

 

Santa domenica a tutti.

Caricato il Wednesday, 13 August 2014
Modificato il Saturday, 23 August 2014
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La Parola della festa di Maria Assunta - 15 Agosto 2014

Carissimi Amici,

Nella Solennità dell’Assunzione di Maria al Cielo il brano evangelico ci racconta che dopo l’annuncio, Maria è partita verso la montagna di Giudea per andare a trovare Elisabetta. Colma dello Spirito Santo, Elisabetta l’ha benedetta. L’ha proclamata “Madre del mio Signore”. Fonte di gioia. Beatitudine vivente della fede. Maria ha risposto con il cantico del Magnificat . Parole ispirate, che lasciano intravedere il suo cuore. Esse sono per noi il suo “testamento spirituale”. Identificandosi con Maria, la Chiesa di tutti i tempi continua a cantare tutti i giorni il Magnificat come suo proprio cantico.
 Alla fine del suo passaggio sulla terra, la Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, è stata elevata nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio, nel cielo. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo farà sorgere in vita eterna la morte corporale di ognuno di noi unita a quella di Cristo. L’Apocalisse ci mostra “un segno grandioso del cielo”: la Donna che ha il sole per mantello, e una corona di stelle. Invincibile con la grazia di Dio di fronte al nemico primordiale. “Figura e primizia della Chiesa”. Primizia nel dolore della maternità al servizio della Redenzione. Primizia nel destino della gloria. Da lì, nel focolare della Trinità, Maria ci aspetta tutti per vivere e cantare con lei la nostra riconoscenza alla Grazia di Dio. La beatitudine divina e umana della Salvezza. Il suo eterno Magnificat. La Vergine Maria ci benedica!

Santa festa dell’Assunta a tutti.

Caricato il Saturday, 09 August 2014
Modificato il Thursday, 14 August 2014
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La parola della domenica XIX del tempo ordinario (Anno A) - 10 Agosto 2014

Carissimi Amici,

Il Vangelo di questa XIX domenica del tempo ordinario ci mette dinanzi all’esperienza dei discepoli che si sentono abbandonati nel momento del pericolo, lasciati soli a lottare contro le onde per una lunga notte. Come loro anche noi ci siamo sentiti alle volte abbandonati, e Dio era lontano, assente, era muto. La paura e la mancanza di coraggio rappresentano un notevole ostacolo ad una vita di fede e d’amore.  Spesso anche noi, proprio come gli apostoli sulla barca, possiamo lasciarci paralizzare dalla paura, che ci impedisce di vedere quanto Cristo ci sia vicino.  Egli è l’Emmanuele, il Dio-con-noi, ed è anche il Dio della natura, che comanda alle tempeste e a tutte le forze distruttrici: “Egli annunzia la pace... La sua salvezza è vicina a chi lo teme” (Sal 85,9-10); anche quando ci sembra di essere su una barca a “qualche miglio da terra e... agitata dalle onde, a causa del vento contrario”, egli non è mai lontano da ognuno di noi. Come san Pietro, dobbiamo essere pronti a rischiare la nostra sicurezza e l’eccessiva preoccupazione per noi stessi, se vogliamo che la nostra fede si rafforzi. Cristo dice ad ognuno di noi: “Vieni”. Per rispondere e per andare a lui, a volte, dobbiamo attraversare le acque della sofferenza. Che cosa succede, allora, quando, sentendo la forza del vento, cominciamo ad avere paura e ad affondare? Per superare la paura si deve seguire l’esempio di Gesù: “Salì sul monte, solo, a pregare”. La fede si rafforza solo con una pratica costante della preghiera e, come Pietro siamo invitati a fissare lo sguardo su Gesù che ci viene incontro quando intorno è buio, quando è tempesta, e ci dice: vieni! La nostra paura prende il sopravvento sulla Parola che salva e  la nostra mancanza di fiducia ci fa affondare. Ed è proprio là che il Signore Gesù ci raggiunge, al centro della nostra debole fede. Ci raggiunge e non punta il dito per accusarci, ma tende la mano per afferrare la nostra, e tramutare la paura in un amorevole abbraccio.

Santa domenica a tutti.

 

Caricato il Saturday, 02 August 2014
Modificato il Thursday, 14 August 2014
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La parola della domenica XVIII del tempo ordinario (Anno A) - 3 Agosto 2014

Carissimi amici,

Molti domandano: “Chi è Gesù? Come vive colui che è il solo ad essere amato totalmente da Dio? Cosa si prova quando si è vicini a lui? Il Vangelo istruisce quelli che non hanno dimenticato come ascoltare. Gesù, nel vangelo odierno, apprende la notizia della morte terribile di Giovanni Battista (Mt 14,3-12) . Ne è colpito, e desidera rimanere solo. È questo il motivo per cui prende una barca per andare sul lago. Ma la folla non lo lascia. Quando egli accosta sull’altra riva, essa è già là: malati e sofferenti, tutti quelli che hanno bisogno di un Salvatore. E Gesù non si sottrae.
Le ore passano e gli apostoli si preoccupano. Essi vogliono che Gesù mandi via la folla. Tuttavia Gesù assume la propria responsabilità. Non vuole lasciare partire nessuno a pancia vuota. Egli dà senza fare conti, generosamente. Solo Dio può dare senza diventare povero. Gesù - incarnazione del Dio infinito nella nostra finitezza - dà come lui. Egli dona se stesso, SEMPRE, ed esige da coloro che vogliono essere dei suoi: “Date loro da mangiare”; dividete il poco che avete, cinque pani, due pesci. “Date tutto”, e gli apostoli fanno la loro distribuzione. È Gesù che offre, i suoi apostoli che offrono, una Chiesa che offre se stessa: ecco il segno e il marchio della generosità di Dio.

Questo, cari amici è richiesto a ciascuno di che formiamo l'unica chiesa di Dio: consegniamo nelle sue mani il poco che ciascuno di noi ha, Lui lo farà bastare è avanzare per TUTTI! 

Santa domenica e sante vacanze a tutti.

il vostro amico don Nicola

Caricato il Thursday, 24 July 2014
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La parola della domenica XVII del tempo ordinario (Anno A) - 27 Luglio 2014

Carissimi amici,

San Tommaso d’Aquino, il grande teologo del Medioevo, utilizza un’immagine: noi uomini siamo come una freccia già in piena corsa. Un altro ha preso la mira e ha tirato. Non spetta più a noi cercare un obiettivo: è già stabilito. E dove va questa freccia di cui il Creatore ha stabilito l’obiettivo? Ecco la risposta: la freccia corre verso il bene, e dunque verso la felicità. Dio, e la felicità di essere presso di lui, corrispondono alla più profonda aspirazione dell’uomo. Qui non vi è nulla di imposto, non dobbiamo stringere i denti. Come il ruscello scorre naturalmente verso il mare, così l’uomo è in cammino verso Dio. Questo insegnamento sugli uomini si trova nella parabola di Gesù che ci presenta il Vangelo. È riassunto in sette righe di una semplicità geniale. Il Regno dei cieli è proprio ciò che si cerca nel profondo del cuore. È come un tesoro di cui si scopre l’esistenza. È come una perla, la perla delle perle che il mercante ha cercato per tutta la sua vita. Se il mercante raggiunge il suo obiettivo, non è grazie alla sua tenacia, ma perché ciò gli è concesso in dono. Tuttavia il regno dei cieli non ci è tirato in testa. Bisogna impegnarsi personalmente, essere pronti anche a sacrificare tutto. Ma non per una cosa estranea. È ciò che abbiamo di più personale, e al tempo stesso un dono. E bisogna saper cogliere questo dono; bisogna essere pronti. Quando si raggiunge l’obiettivo, non bisogna crollare come dopo un eccesso di sforzo, ma esultare di indescrivibile gioia. è la gioia di sentirci perle preziose nelle mani di Dio.

Caricato il Friday, 18 July 2014
Modificato il Thursday, 24 July 2014
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La parola della domenica XVI del tempo ordinario (Anno A) - 20 Luglio 2014

Carissimi Amici,

la liturgia di questa XVI domenica del tempo ordinario ci fa continuare la riflessione sulla semina del Seminatore. Infatti il vangelo di oggi  è il proseguo del vangelo ascoltato la scorsa domenica. Il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme e assediato da erbacce. I servi del padrone del campo domandano se è il caso di eliminare la zizzania che il nemico ha seminato. La risposta del padrone è no, perché si correrebbe il rischio di strappare il buon grano. La parabola ci presenta due modi di guardare: i servi vedono soprattutto le erbacce, il negativo, il pericolo; il Padrone, invece, fissa lo sguardo sul buon grano, la zizzania è secondaria. Per noi il messaggio a non preoccuparci prima di tutto della zizzania, dei difetti, delle debolezze, ma di coltivare una venerazione profonda per le forze di bontà, di generosità, di attenzione, di accoglienza,di libertà che Dio ci consegna. Questo è il messaggio della parabola: venera la vita che Dio ha posto in te, proteggila, porta avanti ciò che hai di positivo e la zizzania avrà sempre meno terreno. Impegniamoci in questa volontà e tutto il nostro essere fiorirà nella luce.

 

Caricato il Friday, 11 July 2014
Modificato il Friday, 18 July 2014
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La parola della domenica XV del tempo ordinario (Anno A) - 13 Luglio 2014

Carissimi Amici,

la liturgia di questa XV domenica del tempo ordinario è caratterizzata dal racconto evangelico del Seminatore. Con questa parabola Gesù desidera trasformare la nostra vita, perché si apra ad accogliere il mistero del Regno che annuncia. I tipi di terreno nei quali il Seminatore si imbatte per la semina rappresentano ciascuno di noi: le nostre resistenze, chiusure, superficialità… il desiderio che il seme cresca e porti frutto. Ma il centro della parabola non è negli errori dell'uomo, il protagonista è un Dio generoso, che non priva nessuno dei suoi doni. Nasce allora la gioia e la fiducia che per quanto io sia arido, spento, sterile, Dio continua a seminare in me, senza sosta. Contro tutti i rovi e le spine, contro tutti i sassi e le strade, vede una terra capace di accogliere e fiorire, dove il piccolo germoglio alla fine vincerà. Mi commuove questo Dio che in me ha seminato così tanto per tirar su così poco. Lui sa che per tre volte, (dice la parabola), per infinite volte, (dice la mia esperienza), non rispondo, poi però una volta rispondo, ed è il trenta, il sessanta, forse il cento per uno. Amo questo Dio contadino, pieno di fiducia nella forza del seme e nella bontà del pugno di terra che sono io, al tempo stesso campo di spine e terra capace di far fiorire i semi di Dio. Presentiamo al Divin Seminatore la terra arida della nostra esistenza, perché Lui possa seminarla ed abitarla. Solo così porteremo frutti abbondanti di bene per noi e per gli atri.

Caricato il Friday, 11 July 2014
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La parola della domenica XIV del tempo ordinario (Anno A) - 6 Luglio 2014

Carissimi Amici 

Il vangelo di questa XIV domenica ci presenta Gesù prega. Si rivolge a suo Padre. La sua preghiera è un’azione di grazie. Egli loda suo Padre, non in quanto tale, ma per ciò che fa. Si meraviglia di vedere la spontaneità dei bambini e la gente senza cultura rispondere alla sua predicazione. Come, d’altra parte, si dispiace di vedere allontanarsi da sé coloro che avevano tutte le possibilità di riconoscerlo. Qui la gioia di Gesù esplode. Vi sono anche coloro che lo accolgono semplicemente, che spontaneamente intuiscono che non si tratta di capire tutto, ma di accettare d’essere amati. È veramente necessario assomigliare a quei bambini che Gesù ama e accarezza, e che sono felici di essere amati, perché non sono discussi. È veramente necessario abbassare le armi davanti a lui, a rischio di passare di fianco al più bell’incontro che un uomo possa fare senza accorgersene. E per colui che lo accoglie in tal modo Gesù serba le rivelazioni più grandi, quelle che nessuno può conoscere e che trattano del mistero di Dio stesso. C’è di più. Coloro che pregano ne fanno l’esperienza. Dio parla loro quando essi si confidano a lui. Essi comprendono quando non sono sulle difensive. Essi amano veramente quando accettano di essere amati, poiché Dio ci ama sempre per primo ma noi ci difendiamo, non vogliamo essere sensibili, e facciamo fatica a lasciarci andare. Noi ci complichiamo la vita spirituale. Cerchiamo il difficile dove le cose sono semplici. Il giogo del Signore è leggero, poiché egli lo porta per noi.

Rendiamo anche noi gloria al Padre con la nostra vita, per tutto ciò che realizza in noi e per noi, nonostante le nostre fragilità.

Caricato il Saturday, 05 July 2014
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La parola della domenica XIII del tempo ordinario (Santi Pietro e Paolo) - 29 giugno 2014

Carissimi Amici,

Per capire l’azione e insieme la bellezza della narrazione del Vangelo, bisogna considerare il suo sfondo geografico. Cesarea di Filippo si estendeva ai piedi del monte Ermon. Una delle grotte era dedicata al dio Pan e alle ninfe. Sulla sommità di una rupe, Erode aveva fatto costruire un tempio in onore di Cesare Augusto, mentre Filippo, suo figlio, aveva ingrandito questa località dandole il nome di Cesarea. Venerare un idolo e un uomo dagli Ebrei era considerato un’opera satanica, e perciò la grotta era considerata l’ingresso del regno di Satana: l’inferno. Ci si aspettava che, un giorno o l’altro, gli abissi infernali scuotessero questa rupe e inghiottissero il tempio sacrilego. In questo luogo spaventoso, si svolse un dialogo fra Gesù, il Figlio del Dio vivente, e Simone, il figlio di Giona. Gesù parla di un’altra pietra sulla quale edificherà un altro tempio, la Chiesa di Dio. Nessuna potenza infernale potrà mai prevalere su di essa. Simone, in quanto responsabile e guardiano, ne riceve le chiavi, e così il potere di legare e di sciogliere, cioè l’autorità dell’insegnamento e il governo della Chiesa. Grazie a ciò, Simone ne è diventato la pietra visibile, che assicura alla Chiesa ordine, unità e forza. La Chiesa non potrà essere vinta né da Satana né dalla morte, poiché Cristo vive ed opera in essa. Ogni papa è il Pietro della propria epoca.

 

Caricato il Sunday, 29 June 2014
Modificato il Sunday, 29 June 2014
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La parola della domenica del Corpus Domini - 22 giugno 2014

Carissimi Amici,

Ci prepariamo a festeggiare il sacramento dell’Eucaristia che il Signore ci ha lasciato come segno della sua presenza, della sua realtà corporale, del suo sacrificio sulla croce e della vita eterna di cui ci ha reso partecipi. Gesù ce ne parla in termini di corpo e di cibo. La realtà del dono del Padre alla nostra umanità si esprime, dall’inizio alla fine, sotto forma di corpo. Si tratta dapprima della realtà carnale del corpo fatto di carne e sangue, che soffre e muore sulla croce. È questo corpo ferito che risorge e che Gesù dà da vedere e da toccare agli apostoli. Ma Gesù non si ferma qui. Suo corpo è anche la Chiesa (Col 1,18), corpo mistico di cui Cristo è la testa. Ed è infine questo corpo sacramentale che nutre coloro che lo mangiano: “Prendete e mangiate: questo è il mio corpo!” (Mt 26,26). 

Gesù afferma:“Io sono il pane”. Gesù costituisce il solo nutrimento che possa dare la vita divina. Chi non mangia di questo pane non avrà la vita in lui (Gv 6,53). Ecco perché noi celebriamo nella solennità del Corpus Domini la realtà umana e divina del Verbo fatto carne e anche quella del corpo risorto; ed ecco perché ci dà davvero quanto promesso. Attraverso lui, siamo concretamente in comunione con il nostro Dio. Bisogna essere presenti alla sua presenza reale.

Caricato il Sunday, 22 June 2014
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La parola della VIII domenica della SS. Trinità - 15 giugno 2014

Carissimi Fratelli e sorelle la Chiesa celebra oggi la solennità della Santissima Trinità, che ci manifesta il volto del Dio invisibile; volto misericordioso e pietoso, che si occupa di ciascuno di noi, volto di Dio Amore che è Padre e Figlio e Spirito Santo. Il mistero della Trinità ci rivela anche la relazione di amore di Dio con le sue creature. Per questo si è fatto uno di noi in Gesù Cristo. essere il Dio con noi. Ogni spiegazione dottrinale sulla Trinità non basta a spiegare Dio, Dio è molto di più di quanto si possa spiegare o immaginare. La fede cristiana ci dice che Dio è Unico, ma in tre persone tra loro uguali e distinte, E' così che ce lo ha rivelato Gesù Cristo: "Dio ha tanto amato il  onfo da da dare il suo Figlio". AMARE vuo dire DARE!!! Gesù ha dato tutto per noi, ha dato se stesso. Ringraziomo il Pdre per l'amore che in Cristo ci ha manifestato. Ringraziamolo per averci resi partecipi della vita e della comunione trinitaria. Ci ha reso figli adottivi in Cristo per mezzo dello Spirito Santo che ci spinge a chiamare Dio con il nome di PADRE. Annunciamo e testimoniamo con la nostra vita il Dio Trinitò d'Amore che vive in noi.

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La parola della VIII domenica di Pasqua - 8 giugno 2014

Carissimi Amici,

La solennità di Pentecoste chiude il lungo periodo del tempo pasquale. Son trascorse sette settimane, ossia 50 giorni dopo la Pasqua. Pentecoste vuol proprio cinquantesimo giorno. Per gli antichi cinquanta era il numero della pienezza di un tempo. E’ giunto a compimento il tempo del Gesù terreno e delle sue apparizioni e si apre un nuovo tempo: il tempo dell’uomo, della chiesa e dello spirito.

 

Pasqua è la resurrezione di Gesù, Pentecoste è l’effusione dello Spirito, dono del Risorto alla sua Sposa, la Chiesa. Lo Spirito Santo è certamente il frutto più bello della Pasqua di morte e risurrezione di Gesù. È lo Spirito del perdono dei peccati, è lo Spirito della missione universale. Anzi è il protagonista della missione affidata da Gesù agli apostoli e ai loro successori. La discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la Vergine Maria, riuniti nel Cenacolo, apre le porte alla missionarietà della Chiesa e alla testimonianza della fede cristiana in tutto il mondo. Il dono dello Spirito, infatti, rende coraggiosi e zelanti i pavidi apostoli che ancora avevano paura di affrontare il mondo nel nome di Gesù, Crocifisso, Risorto e asceso al cielo. Negli Apostoli respira ora il respiro di Cristo. Accogliamo anche noi questo straordinario spirito di Dio che ci riporta nel cuore Cristo e le sue parole e ci trasforma in testimoni gioiosi e credibili del Signore Risorto.

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La parola della VII domenica di Pasqua - 1 giugno 2014

Carissimi Amici,

la solennità dell’Ascensione del Signore è l’ultimo episodio della vita terrena di Gesù; Egli ritornando al Padre fa ai suoi una gioiosa e consolante promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. E’ la certezza forte che in tutti i giorni, in tutte le cose, nella storia, nella mia storia, Cristo è presente. L’evangelista Matteo ci racconta che Gesù lascia sulla terra un gruppetto di uomini che dubita ancora, uomini impauriti e confusi. Eppure a loro affida il mondo. Li spinge lontano: “ Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Gesù ritorna al Padre con un atto di enorme fiducia nell’uomo. Gesù si fida di loro. Si fida di noi. Sempre! Lasciamoci immergere nel mistero dell’Amore di Dio. Lasciamoci amare e... doniamo amore, fiducia e speranza a quanti incontriamo sul nostro cammino. Vivere il Vangelo è comunicare, sostenuti dalla presenza del Risorto, la gioia di essere discepoli del Signore in tutti i giorni della nostra vita.

 

Caricato il Friday, 30 May 2014
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La parola della VI domenica di Pasqua - 25 maggio 2014

Carissimi Amici,

nella liturgia di questa VI Domenica di Pasqua, il Signore ci comunica che non ci  lascerà soli a percorrere i sentieri della storia. Anzi, ci assicura di ottenere dal Padre il dono dello Spirito Santo che sarà sostegno per  la Chiesa nella testimonianza del Risorto. Lo Spirito Santo sarà presenza che consola nelle avversità, difesa dalle insidie del mondo e dagli assalti del maligno, illuminerà le menti e i cuori dei fedeli e di quanti chiederanno al Padre il dono dello Spirito. Con la sua assistenza vivremo con amore i comandamenti del Signore. Nel brano del Vangelo per sette Gesù ribadisce un con­cetto, anzi un sogno: unirsi a me, abitare in me. Lo fa adoperando parole che dicono unione, compagnia, incontro: sarò con voi, verrò presso di voi, in voi, a voi, voi in me io in voi. Uno diventa ciò che lo abita! Gesù cerca spazi, spazi nel cuore, spazi di relazione. Cer­ca amore. Lasciamoci trovare dall’Amore, lasciamoci abitare dall’Amore affinchè la nostra vita diventi gioiosa e credibile testimonianza del Signore Risorto.

 

 

Caricato il Saturday, 24 May 2014
Modificato il Tuesday, 27 May 2014
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La parola della V domenica di Pasqua -18 maggio 2014

Con grande gioia ho notato che la Parola della Domenica della scorsa settimana (IV di Pasqua) è stata letta da più di 200 persone. Segno, questo, di come la Parola di Dio è esperienza di Dio stesso, necessaria per dare un senso alla nostra esistenza e affrontare con fortezza, determinazione e cristianamente le “battaglie” della vita quotidiana.

Il vangelo di questa V domenica di Pasqua ci consegna le parole primarie del nostro rapporto con Dio e con la vita: “non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede”. Invito, questo, a scacciare la paura e ad avere fiducia in Dio. Senza la fiducia non si può essere umani. Senza la fede in Qualcuno non è possibile vivere. “Abbiate fede in me”,”Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Gesù è la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri. È la consapevolezza di non essere soli, ma di avere un Dio che ci accompagna, ci guida, ci sostiene e ci incoraggia. È la gioiosa certezza di sapere che la nostra vita è incamminata e destinata alla vita eterna, alla comunione con Dio, al Paradiso. Infatti alla domanda di Filippo “Signore mostraci il Padre, e ci basta”, Gesù risponde con la Vita eterna. “Chi ha visto me ha visto il Padre. Guardiamo Gesù, guardiamo come vive, come ama, come accoglie, come muore, e capiremo Dio e la vita.